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ARROGANZA BUROCRATICA

Come trasformare il cittadino in vittima rendendogli inaccessibili perfino i diritti fondamentali. Una storiella dal selvaggio west
Nelle mani di pericolosi incapaci
Lunedì 21 cedo alle insistenze di mia moglie: debbo andare all’ASL a cambiare la pediatra della nostra nipotina. La dottoressa  ha cambiato paese, ha fatto di tutto per portarsi dietro i suoi piccoli mutuati, ma di garanzie di presenza ne da troppo poche. Si cambia, ma anche se non lo si facesse, tutti i parenti dei suoi piccoli mutuati sono costretti ad andare all’ASL per confermare o smentire la scelta: come se il problema ce lo avessero loro e non la dottoressa.
Ovviamente non aveva avvisato nessuno del disguido, i fortunati l’hanno scoperto perché sono andati da lei per necessità. Non una lettera, una e-mail o un sms, come se fosse una volontaria benemerita che presta i suoi servigi gratis.
Vado all’ASL della mia città (39.000 abitanti) per svolgere la funzione  e scopro che il servizio è spostato a Collegno (quasi 50.000). Mi attrezzo e parto per svolgere l’incombenza, visto che i genitori della mia nipotina sono entrambi precari (molto) ed è meglio che non chiedano permessi.
Ufficio spazioso e ben organizzato, tabellone funzionante per regolare le code: indica 9 postazioni di lavoro, ce ne sono in funzione quattro. Orario: dalle 9 (mi pare) alle 15,15, vale a dire quando la gente, quella che ha un lavoro, lavora.

Arrivo alle 14,51 (l’ora esatta è scritta sul talloncino che viene stampato dal sistema di prenotazione); il mio numero è il 171, stanno servendo il 140, dunque ho circa 30 persone davanti. Le impiegate delle quattro postazioni attive ci danno dentro il giusto, ma alcune pratiche sono un po’ lunghe e il tempo passa…
Circa 50 minuti dopo tocca finalmente a me, vengo servito impeccabilmente e in non più di 2 minuti. Comprensivi delle mie rimostranze per l’oretta di attesa per svolgere un’operazione tranquillamente remotizzabile e per il comportamento della pediatra, secondo me poco rispettoso dell’utenza. La signora impiegata ha sopportato i miei 20 secondi di lamentele e mi ha risposto con garbo: “Non deve lamentarsi, se fosse venuto stamattina, avrebbe fatto una coda ben più lunga!”.

Forse sapeva bene che in giro per gli uffici dell’ASL qualche altro dipendente leggermente imboscato avrebbe potuto essere dirottato a servire il pubblico; forse anche lei in banca, all’ufficio postale si lamenta quando trova coda, specie se non è giustificabile.
Però sembrava sincera quando mi rispondeva e non ho potuto perciò fare altro che salutarla esclamando un “Allora ho avuto un gran culo!”.
Ma il/la dirigente di quel servizio a chi risponderà mai?

Mariano
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