Con l’avvio dell’attività amministrativa, anche nella mia città entrano in funzione le commissioni consigliari: servono a sviscerare i problemi e a mettere i consiglieri in grado di decidere al meglio. In teoria…
I privati e il pubblico
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Mi occupo spesso – forse persino ossessivamente – dello strano rapporto che le amministrazioni locali d’oggi intrattengono con i privati, specialmente quelle che hanno delle velleità di sinistra. Da berlusconi in poi si è venuta affermando l’idea che
pubblico (e suoi rappresentanti>) e
privati sono sullo stesso piano, che il ruolo dell’amministratore è quello di arbitro fra interessi contrapposti o complementari. Il suo lavoro consiste nel mettere tutti d’accordo, utilizzando le risorse del potere per disporre al meglio e con il maggiore equilibrio possibile di quello che è di tutti.
Questa non è l’idea della democrazia borghese, a cui tutti dicono di rifarsi: i rappresentanti dei cittadini sono portatori di un interesse superiore, quello collettivo, che supera e comprende i tanti interessi particolari, quelli espressi dai “privati”. In Europa gli amministratori pubblici, di qualunque colore essi siano, accolgono suggerimenti, richieste e pressioni di interessi privati utilizzando procedure democratiche per rispondere loro al meglio e utilizzarli, se si riesce, per promuovere l’interesse collettivo. Da noi no, si presentano e si negozia, con i risultati che vediamo tutti i giorni.
Bene, accade che l’assessore al Lavori Pubblici della mia città si presenti nella prima seduta della sua commissione a illustrare il progetto di rifacimento della piazza centrale.