Il PD porta male?
Cominciamo bene, in una città sgovernata da un sindaco PdL (Cammarata) cacciato a furia di scandali e manifesta incapacità , dove quindi il centrosinistra avrebbe dovuto fare di tutto per presentare un’immagine unita e decisa a risolvere i problemi secolari. Litigano e se ne dicono di tutti i colori, cosa che preclude a una presentazione divisi alle elezioni, quelle vere. Come a Napoli.
Un’altra città in cui le primarie dividono, un altro posto in cui la protervia e la sicumera del PD (e non solo quella) determinano una situazione tafazziana.
Ecco cosa scrive Ugo Magri su La Stampa di oggi: “Aspettiamoci giorni di polemiche a sinistra e di «tiro al Bersani», contro il quale certamente si sfogheranno parecchie frustrazioni interne. E a ben vedere, il principale partito riformista italiano non scoppia di salute. Il suo male oscuro è questa distanza, che si va trasformando in un baratro, tra le scelte centrali e la realtà dei territori. Una separatezza capace di fornire puntualmente le risposte sbagliate, di determinare costanti errori nella valutazione dei candidati, per cui quelli adottati dai vertici del Pd sono sempre destinati a sicura sconfitta.
In questa chiave è lecito discutere il meccanismo delle primarie e domandarsi se in fondo non stiano trasformandosi, da strumento di democrazia, in un terreno di lotte intestine. Ci si può interrogare anche sul peso crescente dell'antipolitica, che premia senza dubbio i più «arrabbiati». Ma la verità sotto gli occhi di tutti è che dalla Puglia a Milano, da Napoli a Torino, da Genova a Palermo, il gruppo dirigente del Pd mette sempre il cappello sulla soluzione perdente. Mai che ci azzecchi, una volta. A salvare Bersani, la sera del 7 maggio prossimo, quando sui tigì compariranno i risultati delle Amministrative, sarà il conto delle bandierine.
Su 28 Comuni capoluogo, il Pdl ne aveva 18 e stavolta gliene resteranno ben pochi. Cosicché il Pd potrà cantare vittoria. Ma non occorre la sfera di cristallo per prevedere che ben pochi dei sindaci eletti saranno diretta emanazione del partito, e che i voti di lista subiranno un'erosione a vantaggio delle liste civiche e dei diretti concorrenti, da Vendola a Di Pietro. Insomma, il gruppo dirigente avrà ben poco di cui rallegrarsi”.
Sinceramente del gruppo dirigente del PD non mi importa granché, non sono in grado di fare nulla perché sia diverso, però la situazione è davvero preoccupante. Il pensiero non può che tornarmi alle vicende grugliaschesi… e mi viene una voglia e una speranza.
Spero che il giovanotto vincitore vinca poi le elezioni e diventi un bravo sindaco per Palermo, ma mi aspetto una campagna piena di veleni e tranelli, qui come laggiù.
Mariano