Invece di rendere conto di come spendono i denari pubblici, querelano chi osa criticare. naturalmente a spese della collettività .. e non ne rispondono mai. La storia di una persecuzione, prima puntata.
Chiedi chiarezza… ti querelo!
Il 9 febbraio 2007, “La Stampa” pubblica un articolo che racconta, con dettaglio di documenti e cifre, la storia del recupero di Villa Claretta, un edificio storico di Grugliasco, parzialmente finanziato da fondi regionali. Il giornalista riprendeva i contenuti di un dossier che avevo predisposto, analizzando tutti gli atti e le modalità di esecuzione dei lavori, dai quali si evinceva che l’amministrazione grugliaschese aveva accettato varianti onerose e discutibili per circa 500.000 euro e ne aveva perduto altrettanti di finanziamenti pubblici, restituiti alla Regione per il mancato rispetto dei tempi (leggi l’articolo).
Cosa fanno gli amministratori grugliaschesi? Il 27 febbraio si riunisce la Giunta e, tutti presenti, danno incarico al sindaco di querelare i colpevoli, il sottoscritto e il giornalista Marco Sodano, autore dell’articolo, stanziando anche un anticipo per assoldare un avvocato. Per Sodano è la prima querela a Grugliasco, per me si tratta della seconda, sempre a opera degli stessi (mazzù, Montiglio, Zucca, Viotti, Montà , Porcelli, Piovano, Marabese, Cavallo, in rosso i miei miracolati). Ne avrò poi anche una terza, ma due mesi dopo.
La querela viene archiviata, ma il sindaco il 10 luglio 2007 si oppone, chiedendo pronunciamento del giudice. Il procedimento va avanti, fino a quando l’8 febbraio 2008 il P.M. Sostituto Procuratore Paolo Toso torna a chiedere l’archiviazione della querela del sindaco e degli assessori.
Ecco la motivazione: “Letti gli atti del procedimento penale sopra indicato, osserva (che) non vi sono elementi idonei a sostenere l’accusa in giudizio. Il lettore ha certamente modo di comprendere – anche se non dalle prime righe – che l’articolo riporta dati e valutazioni contenuti nel “dossier Turigliatto”. Al di là di ciò, il contenuto dell’articolo medesimo non offende e non diffama, sottopone piuttosto a severa critica, in chiave politica, l’operato di tecnici e di amministratori, peraltro mai chiamati in causa nominalmente. Per converso, il querelante fornisce in buona sostanza una lettura diversa delle medesime vicende. Non spetta certo all’AG stabilire se abbia ragione il Sindaco o l’opposizione; il vaglio dell’AG deve fermarsi al riscontro che la questione non raggiunge la soglia di rilevanza penale, rientrando appieno nella dialettica politica, che quotidianamente abitua a toni molto più accesi e sprezzanti di quelli usati nella cintura torinese.”
Il 24 aprile 2008, il Giudice si pronuncia per l’archiviazione, riprendendo le motivazioni del PM, segnala che “[…] invero ricorre sicuramente il requisito dell’interesse pubblico alla conoscenza (essendo in discussione la destinazione di denaro pubblico) nonché la continenza delle espressioni usate, soprattutto se intesa nel senso sopra specificato dalla Corte, giacché la critica nel caso in esame non trasmoda in attacchi personali […].
Purtroppo la brutta figura non la fanno sindaco e assessori, ma il Comune tutto. Se, invece di ricorrere ad avvocati esterni, avessero chiesto parere all’avvocatura del Comune, forse si sarebbero messi al riparo da simili figuracce. D’altra parte, mica pagano loro: paga Pantalone.
Resta l’amarezza di essere finito in Tribunale, di esserci stato male, di aver avuto tanti dispiaceri e non un chiarimento. Nessuna delle cose che erano scritte nel dossier sono state contestate nel merito. Invece di spiegare e giustificare, querelare, così si intimidiscono gli avversari e si può continuare a fare impunemente i finti legalitari e i veri democratici.
Il dossier su Villa Claretta, una descrizione spietata di uno sperpero colossale, lo pubblico nei prossimi giorni, non appena riesco a trovare un po’ di tempo.
Forse ci metterò di più a pubblicare il resoconto delle spese legali che il Comune ha sostenuto per fare questa bella figura di merda: non è così immediatamente accessibile e prossimamente spiegherò perché. Insieme alla pubblicazione della sentenza della terza querela, perché mazzù e i suoi, con i soldi del Comune, non si negano davvero alcun piacere.
Mariano
Chiedi chiarezza… ti querelo!
Il 9 febbraio 2007, “La Stampa” pubblica un articolo che racconta, con dettaglio di documenti e cifre, la storia del recupero di Villa Claretta, un edificio storico di Grugliasco, parzialmente finanziato da fondi regionali. Il giornalista riprendeva i contenuti di un dossier che avevo predisposto, analizzando tutti gli atti e le modalità di esecuzione dei lavori, dai quali si evinceva che l’amministrazione grugliaschese aveva accettato varianti onerose e discutibili per circa 500.000 euro e ne aveva perduto altrettanti di finanziamenti pubblici, restituiti alla Regione per il mancato rispetto dei tempi (leggi l’articolo).
Cosa fanno gli amministratori grugliaschesi? Il 27 febbraio si riunisce la Giunta e, tutti presenti, danno incarico al sindaco di querelare i colpevoli, il sottoscritto e il giornalista Marco Sodano, autore dell’articolo, stanziando anche un anticipo per assoldare un avvocato. Per Sodano è la prima querela a Grugliasco, per me si tratta della seconda, sempre a opera degli stessi (mazzù, Montiglio, Zucca, Viotti, Montà , Porcelli, Piovano, Marabese, Cavallo, in rosso i miei miracolati). Ne avrò poi anche una terza, ma due mesi dopo.
La querela viene archiviata, ma il sindaco il 10 luglio 2007 si oppone, chiedendo pronunciamento del giudice. Il procedimento va avanti, fino a quando l’8 febbraio 2008 il P.M. Sostituto Procuratore Paolo Toso torna a chiedere l’archiviazione della querela del sindaco e degli assessori.
Ecco la motivazione: “Letti gli atti del procedimento penale sopra indicato, osserva (che) non vi sono elementi idonei a sostenere l’accusa in giudizio. Il lettore ha certamente modo di comprendere – anche se non dalle prime righe – che l’articolo riporta dati e valutazioni contenuti nel “dossier Turigliatto”. Al di là di ciò, il contenuto dell’articolo medesimo non offende e non diffama, sottopone piuttosto a severa critica, in chiave politica, l’operato di tecnici e di amministratori, peraltro mai chiamati in causa nominalmente. Per converso, il querelante fornisce in buona sostanza una lettura diversa delle medesime vicende. Non spetta certo all’AG stabilire se abbia ragione il Sindaco o l’opposizione; il vaglio dell’AG deve fermarsi al riscontro che la questione non raggiunge la soglia di rilevanza penale, rientrando appieno nella dialettica politica, che quotidianamente abitua a toni molto più accesi e sprezzanti di quelli usati nella cintura torinese.”
Il 24 aprile 2008, il Giudice si pronuncia per l’archiviazione, riprendendo le motivazioni del PM, segnala che “[…] invero ricorre sicuramente il requisito dell’interesse pubblico alla conoscenza (essendo in discussione la destinazione di denaro pubblico) nonché la continenza delle espressioni usate, soprattutto se intesa nel senso sopra specificato dalla Corte, giacché la critica nel caso in esame non trasmoda in attacchi personali […].
Purtroppo la brutta figura non la fanno sindaco e assessori, ma il Comune tutto. Se, invece di ricorrere ad avvocati esterni, avessero chiesto parere all’avvocatura del Comune, forse si sarebbero messi al riparo da simili figuracce. D’altra parte, mica pagano loro: paga Pantalone.
Resta l’amarezza di essere finito in Tribunale, di esserci stato male, di aver avuto tanti dispiaceri e non un chiarimento. Nessuna delle cose che erano scritte nel dossier sono state contestate nel merito. Invece di spiegare e giustificare, querelare, così si intimidiscono gli avversari e si può continuare a fare impunemente i finti legalitari e i veri democratici.
Il dossier su Villa Claretta, una descrizione spietata di uno sperpero colossale, lo pubblico nei prossimi giorni, non appena riesco a trovare un po’ di tempo.
Forse ci metterò di più a pubblicare il resoconto delle spese legali che il Comune ha sostenuto per fare questa bella figura di merda: non è così immediatamente accessibile e prossimamente spiegherò perché. Insieme alla pubblicazione della sentenza della terza querela, perché mazzù e i suoi, con i soldi del Comune, non si negano davvero alcun piacere.
Mariano