... i traditori dei benefattori
Sarà Benigni, saranno le esigenze professionali, sarà la vecchiaia... non so. Ma certamente una rilettura meno frettolosa della Divina Commedia sollecita riflessioni e stimola sentimenti in modo sorprendente, come se la rappresentazione della condizione umana fosse davvero sempre la stessa, immutabile nella sostanza, mutevole solo nella forma attraverso cui si manifesta. Ancora una volta mi è accaduto - raccontando di tutto questo e di altro ancora a creature simpatiche e intelligenti, ma vogliose d'altro - di sentirmi scosso e coinvolto in ragionamenti e bilanci personali senza neppure volerlo.
Questa volta si tratta dei traditori dei benefattori che Dante colloca nell'ultimo girone dell' Inferno, a stretto contatto col culo di Lucifero che ogni tanto emette una scorreggia tossica. Questa forma di tradimento per Dante è il peggiore dei peccati di cui un essere umano possa macchiarsi.
Penso che abbia ragione, anche se non sempre è facile separare la lealtà dalla fedeltà .
Il primo sentimento nobilissimo - difficile da seguire con coerenza e quasi impossibile da praticare con rigore - ti impone di non tramare alla spalle dei tuoi amici e soci, di essere sincero con loro, di dire sempre le cose come stanno, di metterli in guardia se pensi che stiano sbagliando, di avvisarli se la tua lealtà viene meno perché hai altri obbiettivi e valori da perseguire; la fedeltà è quella del cane verso il padrone, del subordinato verso il capo, dell'ominicchio verso il capoclan. Tra gli esseri umani, la fedeltà è una brutta bestia, perché è sempre cementata dall'interesse immediato: finito quello la fedeltà si trasforma in tradimento. Sono leali le persone forti e generose, sono fedeli i deboli, gli infingardi e i profittatori.
Tradire i benefattori - vale a dire mancare di lealtà , approfittando della fiducia dell'altro per tradirne lo scopo e la sostanza - è una cosa schifosa, che merita davvero la pena che Dante prevede. Mi chiedo se mi sono comportato così con qualcuno, mi rispondo di no, ma credo che sia possibile che anche io abbia inconsapevolmente tradito qualche mio benefattore.
Sono stato benefattore di parecchia gente (lo sono oggi per altri, certamente ancora lo sarò) e i traditori cominciano ad essere parecchi, tanto che sono oramai un mito per le mie scarse doti di talent scout (se vuoi scegliere la persona sbagliata chiama Turi, ci pensa lui).
Ne ho miracolato una certa quantità di figure mediocri che mi sembravano meritevoli di sostegno e di aiuto. Spesso per accreditarsi ai loro nuovi padroni mi hanno fatto del male gratis, come voltagabbana desiderosi di cancellare la provenienza per leccale il culo ai nuovi capi, come dei veri parvenus un po' patetici. Si sono costruiti giustificazioni e alibi che crollano al primo alito di vento per nobilitare questi voltafaccia, sono gli stessi che adopereranno domani per cambiare un'altra volta versione e che si sentiranno raccontare da quelli che, a loro volta, li tradiranno.
Immaginarli, un domani, a stretto contatto col culo fetido di Lucifero - e per l'eternità - non mi dispiace per niente.
Mariano
Sarà Benigni, saranno le esigenze professionali, sarà la vecchiaia... non so. Ma certamente una rilettura meno frettolosa della Divina Commedia sollecita riflessioni e stimola sentimenti in modo sorprendente, come se la rappresentazione della condizione umana fosse davvero sempre la stessa, immutabile nella sostanza, mutevole solo nella forma attraverso cui si manifesta. Ancora una volta mi è accaduto - raccontando di tutto questo e di altro ancora a creature simpatiche e intelligenti, ma vogliose d'altro - di sentirmi scosso e coinvolto in ragionamenti e bilanci personali senza neppure volerlo.
Questa volta si tratta dei traditori dei benefattori che Dante colloca nell'ultimo girone dell' Inferno, a stretto contatto col culo di Lucifero che ogni tanto emette una scorreggia tossica. Questa forma di tradimento per Dante è il peggiore dei peccati di cui un essere umano possa macchiarsi.
Penso che abbia ragione, anche se non sempre è facile separare la lealtà dalla fedeltà .
Il primo sentimento nobilissimo - difficile da seguire con coerenza e quasi impossibile da praticare con rigore - ti impone di non tramare alla spalle dei tuoi amici e soci, di essere sincero con loro, di dire sempre le cose come stanno, di metterli in guardia se pensi che stiano sbagliando, di avvisarli se la tua lealtà viene meno perché hai altri obbiettivi e valori da perseguire; la fedeltà è quella del cane verso il padrone, del subordinato verso il capo, dell'ominicchio verso il capoclan. Tra gli esseri umani, la fedeltà è una brutta bestia, perché è sempre cementata dall'interesse immediato: finito quello la fedeltà si trasforma in tradimento. Sono leali le persone forti e generose, sono fedeli i deboli, gli infingardi e i profittatori.
Tradire i benefattori - vale a dire mancare di lealtà , approfittando della fiducia dell'altro per tradirne lo scopo e la sostanza - è una cosa schifosa, che merita davvero la pena che Dante prevede. Mi chiedo se mi sono comportato così con qualcuno, mi rispondo di no, ma credo che sia possibile che anche io abbia inconsapevolmente tradito qualche mio benefattore.
Sono stato benefattore di parecchia gente (lo sono oggi per altri, certamente ancora lo sarò) e i traditori cominciano ad essere parecchi, tanto che sono oramai un mito per le mie scarse doti di talent scout (se vuoi scegliere la persona sbagliata chiama Turi, ci pensa lui).
Ne ho miracolato una certa quantità di figure mediocri che mi sembravano meritevoli di sostegno e di aiuto. Spesso per accreditarsi ai loro nuovi padroni mi hanno fatto del male gratis, come voltagabbana desiderosi di cancellare la provenienza per leccale il culo ai nuovi capi, come dei veri parvenus un po' patetici. Si sono costruiti giustificazioni e alibi che crollano al primo alito di vento per nobilitare questi voltafaccia, sono gli stessi che adopereranno domani per cambiare un'altra volta versione e che si sentiranno raccontare da quelli che, a loro volta, li tradiranno.
Immaginarli, un domani, a stretto contatto col culo fetido di Lucifero - e per l'eternità - non mi dispiace per niente.
Mariano