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FARSI DEL MALE

Chiampa scopre l'acqua calda e prevede la fine del PD!

Stamattina le pagine dei giornali sono piene delle esternazioni di Chiamparino (e dei commenti conseguenti) intorno al suo partito, i PD.
In sostanza il sindaco di Torino sostiene che il PD, così com'è, non ha futuro e che non vede grandi possibilità di riformarlo per renderlo più adatto a costruire una moderna alternativa al centrodestra. Ciò che è più drammatico è che il PD gli appare culturalmente incapace di assumere la scommessa di modernizzare l'Italia e di costruire un futuro decente a questo nostro paese sfibrato.Questa sintesi è un po' arbitraria, ma mi sembra che dia conto del pensiero del Chiampa.
Trattasi della scoperta dell'acqua calda, è da tempo che il suo partito è così. Lo è nel modo in cui è stato fondato (fusione per incorporazione di due forze politiche in crisi e non nuovo partito con regole, tessere e dirigenza eletti ex novo, idee confuse dove il tutto si confonde col suo contrario, capi e capetti a organizzare correnti e conventicole), lo è per come ha continuato il suo percorso.

Lo è perfino per come ha creato i Renzi, le Serracchiani, i finti giovani che non hanno mai lavorato davvero nella loro vita se non negli uffici di rappresentanza dei loro capi politici, i vecchi inamovibili, le tifoserie in sostituzione del dibattito politico, le campagne elettorali miliardarie, la disinvoltura nelle candidature, la fumosità del linguaggio contrapposta alla brutalità dell'operare politico di parecchi loro eletti.  Soprattutto l'adozione di linguaggi e pratiche mutuate dalla malavita organizzata: emarginazione del dissenso, persecuzione anche personale di coloro che osano criticare, demonizzazione degli antagonisti, comportamento allusivamente minaccioso per tenere sotto controllo le proprie truppe, disinvoltura eccessiva nel gestire la cosa pubblica.
Sono tutti così i demos? Ovviamente no, ma è un fatto che progressivamente se ne vadano dal partito anche coloro che non vogliono sottomettersi a questo modo di fare politica, che non condividono questa sostituzione della partecipazione con la semplice appartenenza a una cordata piuttosto che a un'altra. E allora, anche chi amministra bene, chi rispetta gli avversari, che cerca di interpretare democraticamente il suo ruolo, finisce per essere isolato, una mosca bianca in un contesto di squali e squaletti.
L'intuizione dell'Ulivo prima e del PD poi avevano indotto perfino un solitario come me a decidere di spendere tempo ed energie per fare davvero qualcosa di nuovo in questo paese.
Ho sostenuto i Verdi nella scelta di costituire il primo Ulivo (con il PDS e i Popolari), convinto com'ero che di quello c'era bisogno per il nostro paese. L'hanno premiato gli elettori e l'hanno affossato D'Alema e Bertinotti (c'era anche Vendola) commettendo un errore storico, che all'italiana abbiamo dimenticato troppo in fretta. Poi, dopo molto, troppo, tempo  il PD, che doveva riprenderne l'eredità.
Nonostante le perplessità, nella fase di formazione del PD mi sono speso per costituire un'area che caratterizzasse questo partito per la lungimiranza in tema di economia, ecologia e moralità: siamo stati vomitati ancora prima che il gioco cominciasse, ci sono rimasto male, ma oggi ne sono contento.

Ha ragione il Chiampa: questo PD non andrà lontano e non si vede come possa rapidamente cambiare e bene. Resta il problema di come fare a costruire un'alternativa per questo paese e che strada prendere. Non credo che sia solo quella che propone lui, fatta di opere di dubbia utilità usate come clave per colpire chi ha buone ragioni per dubitare, di decisionismo da scorciatoia, quello che pretende di risolvere problemi complessi con ricette da fast food, di disinvolte mitragliate sul quartier generale di cui si fa parte, da cui si proviene e che sta alla base di buona parte del proprio successo.

E se lo dico io che i partiti non li ho mai sopportati...

Mariano

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