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TERREMOTO, TSUNAMI E NUCLEARE

La nave dei folli e i limiti dell'umanità

Il terremoto in Giappone e lo tsunami in diretta televisiva hanno portato nelle nostre case il dramma quasi senza filtri, mostrandoci la fragilità dell'umanità. Perfino di quella parte dell'umanità che, essendo abituata alla catastrofi, ha fatto della cultura della sicurezza il suo credo e il tema portante della vita collettiva a dei singoli individui.
Il fatto è che ci sono dei limiti -  queste spaventose catastrofi ce lo ricordano - solo che in troppi fanno finta di non saperlo: non si può costruire dove non si dovrebbe, può sempre capitare la scossa più forte delle altre, anche quando va tutto bene da un moneto all'altro potrebbe andare tutto male, anche gli impianti più sicuri lo sono solo in condizioni ordinarie. L'uomo non è dio e, se si illude di esserlo, rende solo più dolorosa la sua caduta, atroce il confronto fra la pretesa di infallibilità e la fallacia delle sue azioni.
Non c'è bisogno di essere credenti per sentire come pericolosa l'attitudine a darsi obiettivi sempre più proiettati nel futuro, senza che si sappia come si potrebbe fare a tornare indietro, se si rivelassero fallimentari.

Non possiamo immaginare che lo sviluppo proceda ininterrotto e senza danni, come se fosse una religione contenente già tutte le risposte alle domande fondamentali dell'uomo. Anche se non interviene la natura a darceli, è un fatto di civiltà porsi dei limiti e farlo prima che sia la contingenza o una catastrofe a farlo.

Questo è il nucleare: al di là di tutte le discussioni, non va bene consegnare al nostro futuro macchine infernali che nessuno sa come spegnere e rendere innocue.

Bisogna darsi dei limiti, perché ci sono nella natura e nelle nostre possibilità. Bisogna darsi dei limiti anche per stimolare le nostre capacità di risolvere problemi complessi con l'aiuto dell'ingegno e la modestia di chi sa che un terremoto può spazzare via tutto in un momento, perfino oscurare quella faccia da schiaffi di Chicco Testa e di tutti quelli che - convertiti al nucleare dopo anni di professionismo sul versante opposto - se ne vanno in televisione a spiegarci perché hanno ragione loro, con dalemiana prosopopea e nessuna vergogna.

Mariano

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