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27 GENNAIO: GIORNATA DELLA MEMORIA

Gli strani scherzi della memoria

Oggi è la Giornata della Memoria, è anche l’anniversario dell’ingresso degli Alleati ad Auschwitz, il  momento in cui la barbarie del nazismo si personifica e si rappresenta in tutta la sua drammatica crudeltà e follia, dimostrando anche nei posti più sperduti che non c'è limite alla disumanizzazione.
Il solo fatto che si sia sentito il bisogno di dedicare una giornata alla memoria - a quella memoria, quella dei totalitarismi e degli immani disastri del ‘900 – indica come sia forse facile perderla o anche come non la si sia mai ritrovata del tutto. Tanto più se è offuscata dal settarismo, dagli effetti perversi delle ideologie, dal tifo da stadio che confonde le idee con il fanatismo, la battaglia politica e ideale con la cancellazione dell'altro.
C’è la memoria a intermittenza di chi ricorda solo quello che gli interessa e che nega perfino l’esistenza di ciò che gli risulterebbe difficile ricordare, pronto a criminalizzare chi segnala ricordi che dovrebbero diventare parte della memoria. Dalle mie parti ce ne sono tanti che ancora oggi rifiutano di ricordare cosa è successo alla fine della guerra.
C’è la memoria negata di chi ha costruito fortune e progetti sull’omertà intorno a eventi che meriterebbero altra sorte e custodisce come una vestale il tempio delle verità confezionate e impacchettate per bene. Dalle mie parti ci sono generazioni giovani di politici che si fanno un vanto nel privare le loro città della memoria delle loro storia.
C’è chi ha perso la memoria perché ha troppo sofferto e non riesce a ricordare per paura di ripercorrere le stesse terribile emozioni. Sono gli unici che meritano rispetto e considerazione, unite a quella compassione per chi ha sofferto troppo per una persona sola.
L’opportunismo di tanti trasforma la memoria in un impasto di convenienza e falsità, con il vero e l’inventato che si intrecciano senza soluzione di continuità. Lo vedremo nelle dichiarazioni dei berluscones di oggi - già pronti a trasformarsi in antiberlusconiani furibondi un attimo prima che il capo crolli dal piedistallo, proprio come tanti fascistoni che all'alba del 25 aprile si scoprirono comunisti e democratici - che ci spiegheranno che le loro posizioni erano "per limitare di danni", fra gli applausi dei pacificatori che fanno oggi l'opposizione così bene. 
Il berlusconismo è anche questo, ma si è innestato su un terreno fertile generato dalle interpretazioni di comodo della storia del ‘900 di cui anche la sinistra ha pesanti responsabilità, a cominciare dalla lettura e dal racconto della Resistenza. La retorica facile ha a volte generato il suo contrario: l’idea che la guerra partigiana sia stata guerra civile e non invece – com’è stata – guerra di liberazione.
Per questo non bisogna smettere di ricordare tutto, anche quello che non ci piace. Diffidare di quelli che in nome dei sacri valori della Resistenza ne  mortificano la memoria trasformandola in una storia di plastica.
Non dimentichiamolo.

Mariano
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