Il dissesto e le ondate di fango dimenticate dopo soli tre giorni!
Tanti ne sono passati, infatti, fra la notizia delle ondate di fango che si sono rovesciate un po' in tutta la regione, soprattutto a Varazze, e l'oblio totale. Adesso i giornalisti hanno la Marcegaglia, Fini e la cronaca nera. Le piogge torrenziali, ma limitate a un periodo abbastanza breve, hanno messo in luce un'altra volta l'estrema fragilità della costa ligure, devastata dalla speculazione edilizia e dall'incuria delle pubbliche amministrazioni, più attente alle sagre che al ripristino del territorio.
Non c'è bisogno di essere degli ingegneri per rendersi conto di come sia tutto precario: fogne che strabordano alla più piccola intemperie, cemento e asfalto fin negli anfratti più remoti, stradine tracciate sulle colline per raggiungere case e poderi senza alcuna protezione e consolidamento, disboscamenti da incendi non riparati con piantumazioni che rinforzino la tenuta delle ripe.
E poi ancora: piani regolatori che prevedono lo sviluppo inarrestabile dell'edilizia delle seconde case, porticcioli e grandi porti per le barche dei nullatenenti, ottenuti rubando spazio al mare e aspettando la prossima mareggiata per chiedere i danni al governo.
Si dice che la Ligura sia una delle regioni che, in modo massiccio e da parecchio tempo, subiscono l'assalto della malavita organizzata che trova terreno fertile per riciclare i suoi soldi sporchi. Forse non vanno cercate lì la ragioni del disastro di oggi, probabilmente basterebbe ascoltare le parole degli operatori commerciali, entrare in qualche locale e parlare con la gente del posto, andare nei municipi e intervistare gli amministratori.
Non è giusto generalizzare e non è nemmeno una bella cosa, ma qualcosa nella cultura ligure, italica, non va, c'è poco da fare.
Tre giorni sono bastati, anche questa volta, per far cadere nel dimenticatoio la colata di fango di tre giorni fa. Così il sindaco di Varazze, che in televisione spiegava che sono senza soldi, che lo Stato, che questo e che quello, potrà dimenticarsi di piantate alberi, pulire i ruscelli, sgomberare i detriti e fermare un po' l'espansione del cemento fino alla prossima alluvione. Allora tornerà a snocciolare giaculatorie autoassolutorie.
Per ora avanti fra una festa e un'altra: il turista prima di tutto!
Mariano
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