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VOUCHER: IL BAMBINO E L'ACQUA SPORCA

Salvo sorprese, il PD sta confezionando l'ennesima cintura esplosiva, destinata a un bel botto, per il partito e soprattutto per il paese.
In sintesi: per spingere all'emersione il lavoro nero e sottopagato, si istituiscono i voucher (Legge Biagi del 2003), strumenti di pagamento del "lavoro accessorio". Trattasi di "buoni lavoro" emessi e gestiti dall'INPS - facilmente acquistabili nei tabaccai, banche e uffici postali - che il datore di lavoro occasionale acquista e con cui paga le prestazioni dei soggetti che chiama a svolgerli. Ogni voucher costa 10 €, corrispondente a una paga oraria effettiva di 7,50 €, mentre i rimanenti 2,50 € coprono INAIL e contributi previdenziali (leggi qui).  Meglio che niente, si disse allora. Solo che...
Come sempre nel nostro paese, a fronte di controlli inesistenti e di un sistematico abuso delle maglie che si aprono anche nella migliore delle leggi (e questa non lo era), succede che si comincia a fare un uso decisamente improprio di questo strumento.  Così, lavori prima continuativi vengono spezzettati e precarizzati anche di più di quanto già non lo fossero; lavoratori assunti e licenziati nell'arco della giornata, orari al limite della schiavitù, diritti nessuno e arbitrio totale da parte del datore di lavoro.
Insomma i voucher, invece che strumenti di emersione del lavoro nero e facilitazione ai privati per lo svolgimento di mansioni occasionali, diventano strumenti di precarizzazione e di oppressione utilizzati massicciamente da imprese di nessun valore strategico, interessate solo a comprare forza lavoro alle condizioni più convenienti possibile.
Richieste di correzione di rotta, rivendicazioni, proteste, ma dai vari governi nulla. Poi la CGIL decide di raccogliere le firme per chiederne l'abolizione con un referendum. Ce la fa. Il governo e il Parlamento avrebbero avuto tutto il tempo per metterci mano e disinnescare la bomba, ma c'era il referendum istituzionale, le battaglie interne del PD, il terremoto... insomma nessuno sembra essersene occupato, fino a quando la miccia della bomba si è accesa: referendum ammissibile, il governo deve fissare la data. Il PD rischia un nuovo sberlone, dopo quello del 4 dicembre, bisogna correre ai ripari.
Come? Cancellando la legge, annullando con ciò il referendum. Tutti contenti: i sindacati perché hanno vinto, il Governo perché ha risolto il suo problema, il PD perché può rimandare la prossima conta, Renzi perché può ricandidarsi tranquillo alla segreteria di quello che resta del partito più importante di questo decennio. Strepitano i principali responsabili degli abusi che hanno prodotto questa situazione: industriali che piangono miseria e varia umanità dolente a comando.
Chi è davvero nei guai sono i tanti che - penultimi fra gli ultimi - usufruivano dei vouchers acquistati dagli enti benefici e caritatevoli per sostenerli affidando loro semplici lavoretti in cambio di un reddito minino di dignità. Dato che non fanno casino, la loro voce in questi giorni non si sente. Eppure i penultimi degli ultimi sono angosciati: viene meno l'unica fonte di reddito che ancora era loro garantita. Sono angosciati anche i responsabili e i volontari delle tanti associazioni e enti che non sanno che pesci pigliare per riuscire a destinare in modo legale e "generativo" i fondi privati che gestiscono per rimettere al mondo persone che ne sono state espulse.
Possibile che nessun parlamentare decida di occuparsi seriamente della tragedia che incombe con l'eliminazione dei vouchers, naturalmente senza nessun provvedimento "tampone" per l'uso nobile che in tanti hanno fatto e fanno di questo strumento?
Mariano

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