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I ROTTAMATORI DEL PD IN CONGRESSO

La rivolta dei gregari genera il giusto ricambio? 

Sono riuniti a Firenze, alla corte di Rienzi, i cosiddetti "rottamatori" della vecchia dirigenza democratica. Proclami bellicosi e pagine sui giornali in quantità, tutto per segnare una rivendicazione di ex-giovani che aspirano a succedere ai brontosauri delle nomenclature che governano tutti i partiti, il PD in testa.
Molti di quelli che oggi si propongono di rottamare i vertici del PD sono figli delle segreterie particolari, nutriti fin da giovani da incarichi professional-politici che li hanno tenuti al calduccio dagli spifferi gelati di cui hanno patito i loro coetanei: lavoro evanescente, merito zero e familismo esasperato, sempre ben ricoverati in qualche ufficio pubblico a occupare ruoli ottenuti mediante l'uso sapiente dell'appartenenza politica e dell'essere anagraficamente gggiovani.

Finiti gli studi - qualcuno non ha concluso nemmeno questi - hanno scelto di prendere tessera, far parte di una corrente, poi anche della corte di qualche boss politico. Sono stati adeguatamente ricompensati, come ho detto. Questo a differenza di loro coetanei, abili e bravi come e più di loro, che hanno scelto di provare a coniugare impegno politico e professione, che si sono cercati un lavoro e che hanno provato con dignità a costruirsi una vita non troppo umiliante dal punto di vista della dignità personale. Essi si sono visti sistematicamente scavalcati dalle mediocrità, più funzionali alla conservazione dello status quo, e progressivamente emarginati dalla partecipazione a qualunque istanza collettiva, sociale e politica.
Già, perché i nostri aspiranti rottamatori - avendo a disposizione qualche soldo, uno stipendio, uffici e mezzi di comunicazione - hanno anche adoperato parte delle loro energie per eliminare la concorrenza. Quella stessa che era alle prese con lavoro che svaporava, famiglie in formazione, bambini piccoli, insomma con le cose che compongono una fase molto bella della vita di quasi tutti noi... e che non aveva tempo e voglia di lottare contro queste mediocrità.
Sono forse tutti così i "rottamatori"? Non credo, ma ne vedo fra loro molti di quelli che conosco, dei quali ho assaggiato la consistenza e di cui ho colto le mirabili capacità e l'indomito e coraggioso spirito di servizio.
Hanno chinato la testa per tutti questi anni in nome di un posto al caldo e dell'implicita promessa dei loro capi che, se solo avessero saputo attendere e servirli fedelmente nel frattempo, poi sarebbe toccato a loro.
Sarà l'aumento della durata media della vita, sarà l'impazienza, anche i giovani rottamatori stanno cominciando a mettere su pancia e a guardarsi indietro con vertigini... e i loro padrini sono sempre lì, inamovibili e in salute!
Ma, se hanno trascorso la parte più vivace della loro vita nella scia dei boss, una volta che li avranno sostituiti, che cosa saranno capaci di fare?
E qui casca l'asino: perfino io, che non sono certamente amico dei brontosauri del PD, sono preoccupato da questi giovanotti e serracchiane: mi sembrano boriosi, presuntuosi e incostitenti, anche e soprattutto quando ricoprono incarichi che dovrebbero permettere loro di dimostrare che sanno fare bene e meglio della vecchia guardia che aspirano a  sostituire.

Mariano
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