Rischi, vantaggi e disastri dell'Italietta del "ghe pensi mi"
Il Veneto è sott'acqua e la catastrofe continua a non "bucare" le prime pagine dei giornali e le aperture dei tiggì. Non è una questione di antipatia o di semplice sottovalutazione di quello che sta accadendo, è che sembra proprio impossibile che una cosa del genere possa capitare nella locomotiva veneta.
Sono almeno dieci anni che sentiamo parlare del Veneto come luogo felice, sede di un nuovo miracolo economico, basato sulla piccola e piccolissima industria, disseminata in migliaia di capannoni costruiti in ogni dove e sovente vuoti a causa delle delocalizzazione a est. Da altrettanto tempo sotto valutiamo il consumo di territorio, ma anche la progressiva desertificazione culturale, a partire dal bassissimo tasso di scolarità .
A chi segnalava questa anomalia - di norma le zone più avanzate di un paese hanno un tasso di scolarizzazione più alto della media, di solito proprio la cultura diffusa, dai consumi alla produzione, segnala il progresso di un'area e della popolazione che la abita - si rispondeva spostando ad altra parte l'attenzione.
Intanto gli alvei dei fiumi venivano impermeabilizzati e trasformati in corridoi forzati, dove la forza delle acqua si amplificata ad ogni anomalia atmosferica, si costruiva dappertutto, anche dove i nostri vecchi avevano evitato, si varavano piani regolatori buoni per valorizzare le proprietà degli amici del sindaco o dei suoi compagni di cordata. Esattamente come nel resto dell'Italia, esattamente come nel tanto vituperato e dannato sud.
"Però i leghisti... non siamo d'accordo con loro, ma governano bene", è ancora oggi il liet motiv di tanti di noi, certamente non sospettabili di simpatie leghiste. Anche noi abbiamo confuso l'arredo urbano - elemento pur importante - con l'arredo umano, con la cura vera del territorio, con la lungimiranza che l'amministratore pubblico deve sempre avere verso i luoghi gli gli elettori gli hanno affidato pro-tempore. Abbiamo scambiato la cura del decoro , che sovente è sostanza, con il progresso, quel progresso fatto di buone relazioni, di paesaggi curati e preservati, di attività gentili, di stili di vita che guardano al domani.
L'alluvione in Veneto ci dice che anche i leghisti si sono comportati come gli altri prima di loro: cemento, interessi privati , assenza di strategia e attenzione al domani.
Ci dice anche che le istituzioni, a forza di strapparle e usarle per pulirsi il didietro, vengono poi meno quando ne abbiamo tremendamente bisogno.
Chissè se Bossi e Berlusca, ora in visita turistica nelle zone alluvionate, hanno per oggi lasciato a casa il corredo di servi e zoccole di cui si circondano e che tanto sembrano piacere a una parte considerevole proprio agli operosi Veneti!
Mariano
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