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LEGGE TRUFFA E LISTE FUFFA

In questi giorni di faticosa composizione delle liste dei partiti emerge con forza la sostanza di ciò che questo Parlamento ha prodotto per inchiodare il paese a un ceto politico senza pudore. 
Che la legge elettorale fosse una porcata perfino peggiore del Porcellum lo sostenevano in tanti, alcuni insospettabili vista la contiguità col partito al potere. Che le elezioni - la massima espressione della democrazia - fossero ridotte a una affare che riguardava stretti ambienti politici, prodotti di una selezione al ribasso che affonda le sue radici nel ventennio scorso e che adesso disvela i suoi frutti marci, lo si sospettava da qualche mese. Che nessuno volesse "mollare l'osso" si sapeva.
Così nei mesi scorsi si sono a lungo criticate le storture più evidenti di una legge che mira a inchiodare ancora di più un paese già inchiodato da troppi anni, per mettere al sicuro le carriere politiche dei cerchi magici politicanti. Sostanzialmente il proporzionalismo, che porterebbe instabilità; le soglie di sbarramento comprensive di liste civetta, foriere di candidature non radicate e neanche molto coerenti con l'aspirazione meritocratica che tutti dicono di voler perseguire; le candidature plurime, che servirebbero a predeterminare ulteriormente la composizione del futuro parlamento per via del gioco delle rinunce a urne chiuse. Tutti handicap verificati e di cui ancora di tratterà a elezioni concluse.
Pochi si erano accorti di un codicillo che davvero rappresenta la sintesi dell'antidemocraticità: l'impossibilità di presentare liste e candidati in uno solo dei collegi in cui è ripartito il paese. In pratica, possono essere ammesse liste e candidature solo se presenti in gran parte del territorio nazionale. Così si sono eliminate d'un sol colpo tutte le espressioni locali o anche solo le velleità di gruppi locali che, raccogliendo le firme e presentandosi alle elezioni, desiderassero cimentarsi al pari degli altri. Se non hai un partito nazionale, nisba.
Eppure il sistema è per collegi, dunque dovrebbe avere una forte vocazione territoriale. Solo che sono proprio queste iniziative dal basso che  possono rappresentare un pericolo per le baronie locali dei grandi partiti, rappresentando una alternativa comprensibile per quegli elettori che non ne possono davvero più di questa vergogna.
D'altra parte questo ceto politico - M5S incluso - ha avuto ben cinque anni per studiare come tenere fuori il paese dalle "loro" elezioni. Tutti contenti a fare il lavoro sporco, anche quelli che  - freschi di fregatura da esclusione dalle liste - adesso lanciano allarmi e proclami ultrademocratici.
Mariano
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