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NON PODEMOS, MA ESPERAMOS

La faccia della Moretti domenica notte: pura poesia! E  Serracchiani e soci che, col solito sussiego, davano agli “altri” la colpa della sonora trombatura della Paita in Liguria…
Il gufo
… mi ha fatto piacere. Ancora più piacere mi ha dato lo strano modo con cui De Luca festeggiava la sua vittoria. E ancora, i musi scuri dei candidati del PD, tutti convinti che il partito avrebbe fatto sfracelli e che perciò avrebbero posato i loro culetti democratici nei consigli regionali, e riportati alla dura realtà da percentuali meno che bersaniane (perfino i loro elettori più fedeli sono stati costretti a catapultarsi sulle finte liste civiche e sostegno del loro candidati a presidente, pur di non votare quel simbolo e quella gente).
Il topos però è stato Renzi pateticamente vestito da soldato a fingere per le TV di essere uomo di stato, preoccupato non già delle elezioni regionali, ma della salute dei “nostri ragazzi” in missione umanitaria all’estero. A Roma le vallette e i valletti si apprestavano ad arginare le palate di cacca che, in parte, avevano previsto in arrivo per via dei sondaggi segreti a ridosso del voto. La buona retorica guerrafondaia prevede che, nei momenti difficili, il comandante stia con le prime linee per dare l’esempio e spronare i soldati fedeli. Renzi se la batte sistematicamente ogni volta che sente odore di difficoltà o di insuccesso lasciando i suoi a svolgere il compito più ingrato. Anche questo deve essere “rottamismo”, ma è certamente un modo di fare e di essere che dice parecchio del personaggio. Molto piacere mi ha fatto scoprire che il successo di Salvini è semplicemente un parziale travaso dei voti del PdL alla Lega, l’area elettorale del centrodestra e la sua consistenza sono all’incirca le stesse.
Ancora più piacere mi ha fatto scoprire quello che provavo di fronte alle notizie che davano conto dei risultati delle elezioni: non mi importava nulla che in Lombardia e Veneto avesse vinto il centrodestra, che il PD fosse andato indietro, che perfino il M5S avesse perso qualcosa.
Considero centro sinistra e centrodestra oramai sullo stesso piano, dal punto di vista del senso dello stato, della concezione della democrazia, della mescolanza fra pubblico e privato, del rispetto del paese, della voglia di innovare e uscire dal pantano. I piddini in più hanno quella puzzetta sotto il naso, con la quale giudicano sprezzantemente gli altri, quelli che “li fanno pardere”, che “non sono unitari”, che “non capiscono”, che “lavorano per la destra”. Questa puzzetta e i piccoli pensieri che ci stanno dietro non mi interessano più e scoprirlo mi ha fatto bene. Lo so da tempo che loro, con l’armamentario delle cooperative, delle finte associazioni, dei convegni e delle conventicole, non sono meglio del resto del paese e della sua politica, ma mi era sempre rimasta quella idea di sottofondo per cui, nel disastro generale, loro fossero ancora meglio. Debbo dire che, ancora più delle Serracchiani e compagnia, a questo risultato ha contribuito il sindaco della mia città e i demos che siedono in consiglio comunale, perfetti esemplari di una razza che affonda le sue origini lontano, ma che interpreta la democrazia più alla maniera fascista (bivacchi di manipoli), che nel rispetto della Costituzione.
Notevole il finto-ingenuo stupore delle vestali di fronte ai risultati dei loro antagonisti, quelli che prima hanno fatto di tutto per tenere fuori e che subito dopo hanno cercato di neutralizzare con tutti gli strumenti, leciti e al limite, molto al limite.
Anche Gillo ha poco da gioire: o il suo Movimento scioglie il nodo di cosa vuole diventare o gli elettori lo abbandoneranno a favore di scommesse più chiare e meno impossibili. Lo dico da elettore, non ancora deluso, ma certamente disorientato. Mentre leggiamo dei trionfi di Podemos, che ha intelligentemente saputo annegarsi in liste più potenti quando questo serviva al successo elettorale, continuiamo a vedere un voto considerevole e un credito notevole parcheggiati nelle istituzioni in attesa che il M5S vinca da solo. Non voglio alleanze con partiti, ma possibile che siano tutti brutti sporchi e cattivi? 
Ecco, oggi mi sento un gufo… e vi assicuro che non è niente male. Pazienza per questo paese: ha la politica che si merita e la crisi che ha contribuito a costruire scegliendo sempre la cosa più comoda e mai quella più utile.
Mariano
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