Le beffe del sincretismo
“I personaggi del Dialogo di Galileo sono tre: Sagredo, nobile veneziano che fa da arbitro, Salviati e … Simplissio”. Dice proprio così: Simplissio, trasformando la c finale di Simplicio in una esse morbida alla brasiliana. L'ha sentito dire dai commentatori sportivi della tivù, loro se ne intendono di stranieri e di quegli strani nomi che portano.
Il professore lo guarda con occhio perplesso, lo interrompe e gli chiede di ripetere il nome del terzo protagonista di un'opera fondamentale nella divulgazione scientifica, oltre che capace di far sentire a Galileo il calore delle fiamme dell'Inquisizione. Lo sventurato, già sulle sue, lo guarda come se gli avesse chiesto il portafoglio e gli dice seccato:
“Simplisssio...”, con la c ancora trasformata in una esse interminabile.
“Guarda che si chiama Simplicio, semplicemente...”, lo corregge il professore.
“Ah già , quell'altro gioca nella Roma”.
Di nome il Simplissio studentesco fa Fabio e di mestiere il terzino col vizio del goal. Il Simplicio di Galileo si presenta come un babbione ancora convinto (nel 1600!) che l’ipse dixit di Aristotele fosse il metodo per condurre una proficua ricerca scientifica.
A volte ritornano.
Mariano