Gli svarioni linguistici quasi sempre nascondono una certa confusione logica e cognitiva. Che sia per quello che li mandiamo in Parlamento?
La politica del prepuzio
Grandi ironie sul deputato grillino Davide Tripiedi (nomen omen?) che comincia il suo intervento alla Camera, forse soprappensiero, con un goliardico “Sarò breve e circonciso”, detto e sentito mille volte, solo in contesti più informali. Non sfugge nemmeno al Tripiedi che, se esordisse nello stesso modo a un colloquio di lavoro, con ogni probabilità resterebbe disoccupato a vita (a meno che Grillo non tolga il vincolo dei due mandati in Parlamento).
Il presidente di turno, Simone Baldelli (FI) lo riprende segnalandogli l’errore e dicendogli che il termine giusto è “coinciso”. Anche lui ha sbagliato, la parole giusta è “conciso”, ma fa lo stesso, siamo in Parlamento, mica all’Accademia della Crusca! Di cosa parlassero, di quali problemi si stessero occupando e con quali posizioni, quale costrutto, poco importa; ciò che è restato è questo scambio di minchiate, questo rincorrere la propria ignoranza rigirandovisi dentro con la goduria di un porco nella mota.
E i giornali, giù con fiumi di parole, di esibizionismo genitale di penne fini che rimarcano, deplorano, irridono.
Chissà ai lavoratori delle fabbriche che chiudono cosa deve essere rimasto di queste cronachette che hanno occupato sui media più spazio della continua decadenza della manifattura italiana. Chissà a insegnanti e allievi alle prese con scuole fatiscenti dove, oltre alla carta igienica, comincia a mancare la speranza che qualcosa possa cambiare; chissà a “massaie per forza”, alle prese con la lotta quotidiana per far bastare il poco che resta, come le loro nonne sessant’anni fa; chissà ai giovani che sperano di trovare qualcosa da fare con cui cominciare la vita indipendente e trovano, se va bene, egoismi da terza età che li rimettono al loro posto senza colpo ferire; chissà… chissà!
Una gaffe simile a quella del Tripiedi la sentii fare a un’assemblea di gente di sinistra (quelli pensosi e con tanti giornali sotto il braccio, puzza di sigaro e boccuccia a culo di gallina per deplorare gli estremismi). Durante un intervento, un poveraccio disse “Questa è circoncisione d’incapace, cari compagni…”. In sala qualche risatina timida e mascherata. Solo uno dalle file di mezzo disse con voce stentorea:
“Se davvero ci fosse la circoncisione d’incapace, caro compagno, sai che mucchi di prepuzi agli angoli delle strade…”.
Tiene ancora banco, e con successo, nel mondo della della politica torinese.
Mariano
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