Estranei a casa propria
Infatti poi ti riconcili col mondo e questa sensazione sparisce: ritrovi le cose che sono parte della tua esperienza, le persone care, la voglia di essere in relazione con loro, il piacere di amare posti e situazioni con l’intensità che meritano. Ti è passata la nausea: resta la bocca impastata, quell’acidità che infastidisce e la sgradevole sensazione che ritornerà presto, più forte di prima.
“Ciao, come va? – ti dice un conoscente che incontri al parco, fermandoti mentre cerchi di dare un ritmo alla tua corsa –, hai visto che le panchine nuove sono già tutte scritte e devastate?”.
“Guarda che non c’era bisogno di essere dei fini intellettuali per sapere che sarebbe finita così, basta guardare come sono fatte, un invito al vandalo – gli rispondi ansimando – oramai siamo a mezzo milione di spesa per rifare un parco che aveva solo bisogno di manutenzione e sorveglianza… Vai a vedere gli arredi delle scuole e dimmi se non ci sarebbe bisogno lì”.
E lui: “Beh, almeno si vede qualche cosa di bello fatto con i nostri soldi”. Tu sai che è cassaintegrato, che sta cercando lavoro e che avrebbe potuto essere utile come manutentore del patrimonio pubblico con una semplice e piccola integrazione del suo reddito (altro che mezzo milione!) e ti dici che, se non l’ha capita lui, come si può sperare che gli Italiani cambino?
Ti volti e riprendi la tua corsa con rigurgiti di acidità e una sensazione di nausea. La anneghi alzando il volume della musica che ti spari nelle orecchie, corri e pensi…
Così ti ricordi del fine politico locale che, in un momento di sincerità accorata, ti ha detto:
“Se solo ti fossi piegato un po’, se non avessi il carattere che hai, adesso ci saresti tu in Parlamento”. Chissà se si è chiesto perché ho il carattere che ho e a cosa serve la politica. Chissà se si è chiesto se quella che ha in testa lui é la “carriera” a cui aspiravo?
Poi ripensi al cassaintegrato di qualche canzone prima, agli spettacoli che ogni sera vediamo in tv, alle pitonesse, ai toy boys della politica che impazzano, alla volgarità elevata a sistema, alla forma che è diventata sostanza, alla fine della dignità e alla trasformazione del coraggio in temerarietà .
La nausea monta, insieme a una grande tristezza: abbiamo perso.
Mariano