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OUTING di F. Maletti

Un democratico non è andato a votare alle primarie. Qui ce ne spiega le ragioni.
Contro il populismo
Musco Anche se non se ne è accorto nessuno io non ho votato alle primarie. Se lo avessi dichiarato prima delle votazioni, al contrario se ne sarebbero accorti tutti: dando ciascuno la sua etichetta di convenienza. Etichetta, beninteso, avente come fine ultimo quello di dimostrare al mondo dei votandi la gravità del mio “errore”. Ovviamente.
Faccio, a posteriori ma non tardivamente, (in quanto tragicamente attuali), un breve elenco dei miei “perché”.
Non ho votato alle primarie perché questo “bagno di democrazia” distoglie l’attenzione dal fatto che in molte realtà locali del PD la democrazia non esiste e nessuno sembra preoccuparsene più di tanto.

Non ho votato alle primarie perché lo slogan “vota il tuo futuro presidente del consiglio” è un inganno in quanto la Costituzione Italiana stabilisce che il presidente del consiglio viene nominato dal presidente della Repubblica.
Non ho votato alle primarie in quanto espediente sostitutivo di una legge elettorale “porcata” che sottrae ai cittadini il diritto di eleggere i propri rappresentanti.
Non ho votato alle primarie perché ritengo quantomeno ingenuo dare spazio ad un egoarca sedicente di sinistra che, con grande dispendio di denaro pervenuto da chissà dove, aveva come obiettivo quello di trasformare il PD in un partito personale: in dispregio della costituzione italiana che stabilisce che i partiti devono essere costituiti su base democratica. Ma, nonostante tutto, mi ha incuriosito vedere quanti opportunisti sono prontamente saliti sul carro di Renzi al fine di rivendicare un domani (non si sa mai) la loro fetta di potere.

E, in conclusione, mi domando: chi, come me, ha scelto deliberatamente di NON votare alle primarie, come viene definito dalla nomenklatura? Un qualunquista oppure uno che, al contrario, rifiuta un brodino democratico perché vuole il ripristino della democrazia vera? Un pericoloso populista che fa il gioco del nemico, oppure uno che rifiuta di giocare con le regole stabilite da altri sulla sua propria testa? Uno che “tanto alle politiche non andrà a votare, lasciando che altri decidano per lui” oppure uno che si rifiuta di votare perché non riconosce la legittimità del voto con regole bocciate perfino da un referendum “ma tutto sta andando avanti come se nulla fosse”?

Se fossi andato a votare avrei votato senz’altro Bersani. Che, a quanto pare, non ha avuto bisogno del mio voto per una affermazione netta. Ma il “profumo di sinistra” evocato da Vendola a nome dei suoi sarà tuttavia tale che i suoi effluvi non diventino un repellente per quei moderati di centro il cui voto sarà determinante per governare domani a pieno titolo e senza sorprese?
In questa situazione, attendere gli sviluppi e le risposte agli interrogativi fin qui elencati, limitandosi per il momento a stare a guardare dal di fuori, ritengo sia oggi una delle più serie scelte politiche che si possano fare.
A prescindere dai tentativi di convincimento non sempre disinteressato di bonzi, cacicchi e portaborse di varia natura.

F. Maletti

dicembre 2012
franco.maletti@libero.it




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