Promesse da portaborse

Nel grande e nel piccolo bisogna essere “amici” di qualcuno per poter esigere diritti riconosciuti e non negoziabili; per sperare in qualcosa di meglio bisogna “mettersi al servizio” di questo o quel piccolo boss locale, mendicando favori e sperando nella sua benevolenza; non si è più disposti a credere nella promessa di un lavoro o di una casa popolare, ma “non si sa mai”: nel dubbio meglio votare il boss, magari stavolta potrebbe toccare a noi.
E via con le promesse, le minacce e le camarille, anche nel profondo nord. Senza alcun pudore si sventolano le bandiere della legalità e sotto si fanno cose che neanche nei romanzi sulla mafia.
Il fatto è che si è persa la misura delle cose, della distanza che le separa dalle parole. Fino quando succede che il cliente si accorge che è stato preso in giro, che per lui non ce n’è; che, nonostante i tanti voti del suo condominio che ha portato al candidato vincitore, ciò che gli è stato promesso non lo otterrà .
Allora si ribella, mette nei guai il boss, denuncia ciò che sa o crede di sapere, e crolla il sistema di promesse e clientele che ha sorretto il sistema.
Questo è quello che sta accadendo – mi sembra – nella mia città : nei prossimi giorni ne vedremo delle belle, mentre la politica centrosinistra fingerà che tutto vada bene, continuando a inventarsi fantasmi e ossessioni, ormai nemmeno più buoni per la corte del sindaco.
Per adesso, un piccolo antipasto (leggi) che parrebbe non avere attinenza… invece ce l’ha!
Mariano