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COSE LORO

Come un centro per i giovani del comune, dotato di strutture e finanziamenti pubblici è diventato un ristorante privato che passa di mano in mano senza controllo e criterio. Oggi più di prima.
I giovani? Si grattino!

Nella mia città gli anziani dispongono di strutture adeguate e, in qualche caso, all’avanguardia. Non tanto per la gestione, sovente un po’ troppo clientelare, ma certamente per quantità e qualità degli edifici e il sostegno ai servizi. I giovani? Niente.
Da oltre dieci anni  il Comune ha acquisito una struttura per farne un centro dedicato ai giovani e siamo al punto di partenza. Tutto chiuso e i giovani si aggiustino! In più lo scandalo dei passaggi di mano nelle gestioni e le giravolte che hanno messo in atto gli amministratori pubblici grugliaschesi, fino a fare di un edificio comunale destinato ai giovani  un ristorante privato. Cose loro…, ma eccovi la storia e l'epilogo di oggi.
Grugliasco, primi anni ‘8o: i Socialisti di Grugliasco – forti di un consenso elettorale considerevole (ha superato il 22 %), che li ha portati al governo insieme ai Comunisti - chiedono al Comune un’area da destinare alla realizzazione di una “Casa del popolo”, entrando così direttamente in concorrenza con i Comunisti che di Case del popolo a Grugliasco ne avevano tre. La ottengono, si tratta di un’area a servizi (dunque con una destinazione vincolata) e sottoscrivono una convenzione per ottenerne il diritto di superficie per i soliti 99 anni, impegnandosi a realizzare una struttura nella quale si svolgeranno servizi di ricreazione e culturali. Ovviamente ci sarà anche un bar, come in tutte le Case del popolo che si rispettino.
Il via alle operazioni consiste nella formazione di una cooperativa alla quale faranno capo tutte le operazioni connesse al finanziamento, alla progettazione e alla costruzione: viene intitolata a Fernando Santi, importante figura del sindacalismo fra le due guerre, partigiano e deputato dal 1948 al 1968. Ecco come la Coop F. Santi indica la propria missione: “Promuovere e partecipare a tutte quelle attività e a quei servizi sociali culturali, ricreativi e mutualistici che favoriscano l'organizzazione del tempo libero.”

Parte il cantiere della Casa del popolo. Per i più giovani, che non ne hanno più viste in funzione, si trattava di luoghi di ritrovo, attività politica, culturale e cazzeggio, ovviamente frequentati da individui iscritti o simpatizzanti per il partito, ma non solo. Le Case del popolo hanno avuto una funzione fondamentale nella formazione politica e personale di molti di noi che abbiamo più di 45-50 anni: lì abbiamo sentito parlare i leaders politici, abbiamo cominciato a discutere e a informarci, abbiamo anche rimorchiato, almeno i più fortunati. Cementavano anche le persone con il senso di appartenenza, rappresentavano uno spazio di aggregazione e una finestra sul mondo in movimento.

Torniamo alla cooperativa F. Santi e alla Casa del popolo, ormai pronta per essere inaugurata: siamo nel 1984, il PSI è nel pieno dell’onda craxiana, le correnti si ridisegnano, a Grugliasco prevale la sinistra socialista, ma sono tutti felici perché la città e il partito dispongono ora di una moderna struttura di animazione sociale e politica. Effettivamente il “Circolo F. Santi” – così lo chiameranno fin dalla sua apertura – comincia al meglio la sua attività con ospiti d’eccezione, serate che attirano anche i non socialisti come me. Insomma una bella cosa, quasi quasi i Comunisti invidiano… ma il tutto dura poco, troppo poco.
I mitici anni ‘80 lasciano il segno anche  a Grugliasco: nell’arco di pochi mesi il Circolo subisce una trasformazione in linea con quanto accadeva nel resto d’Italia.
Il gestore, parente dell’assessore socialista al commercio, finisce per prendere il sopravvento sul consiglio direttivo: detto in soldoni, meno dibattiti e cultura, più pranzi, cene e consumo. Tempo due anni e il Circolo diventa una pizzeria, "La Pentolaccia", gestita dal parente dell’assessore che, nel frattempo gli rilascia pure una licenza pubblica in violazione della convenzione che la Cooperativa aveva stipulato col Comune e alla destinazione dell’immobile. Insomma, il solito.

Per costruire il Circolo la cooperativa aveva acceso un mutuo presso il Banco di Novara (circa 400.000 milioni di lire) che il gestore smise almeno in parte di pagare. Il locale diventò un punto di ritrovo importante della città, con servizio ristorazione di buona qualità e prezzi equi. Ci andavano anche i bambini e le maestre per le pizzate di fine anno, sovente dopo qualche attività di educazione alla legalità. Peccato che il tutto fosse “abusivo” e un po’ fraudolento.

Nella seconda parte degli anni ‘90 a Grugliasco le cose cambiano. Anche il locale “abusivo” comincia ad essere fatto oggetto di indagini, ispezioni e provvedimenti che mirano a ripristinare la legalità. Nel mentre – in modo indipendente dalle iniziative del Comune - le cose per i gestori cominciano ad andare poco bene, fino al fallimento dell’attività. L’immobile, sempre di proprietà della Cooperativa Santi (e gravato dal mutuo per costruirlo), viene affittato a un soggetto che ha acquistato l’attività all’asta senza sapere che la licenza commerciale (quella rilasciata dall’assessore in allora) non poteva essere esercitata in quel luogo. Anche lui non è uno stinco di santo: passerà alle cronache giudiziarie come “l’usuraio a luci rosse” per certe sue abitudini a convertire i debiti dei malcapitati in prestazioni sessuali (leggi l’articolo). 
Si rende conto ben presto che non può uscire dalla fregatura che si è preso se non affiliando il Circolo a un’ ente morale di promozione sportiva e culturale (come l’ARCI e altri). Ne sceglie uno, AREA 51, di estrema destra, di cui si sono oggi perse le tracce.
Il Circolo socialista, poi ristorante di un socialista è diventato un locale post-fascista con spogliarelli e  spettacolini porno soft per i soci. Intanto il Banco di Novara aspetta ancora che qualcuno onori le rate del mutuo acceso quindici anni prima e sollecita il presidente della cooperativa che, nel frattempo è diventato l'ex senatore Fiandrotti.

Il secolo sta per finire quando finalmente il Banco di Novara, sentito il Comune di Grugliasco, decide di riprendersi l’immobile per metterlo all’asta e rientrare del capitale. All’asta si presenta il sindaco (il sottoscritto) che acquisisce l’immobile per poco più di 700.000 milioni di lire: finalmente finisce una storia di illegalità e ne comincia una virtuosa che farà dell’ex-circolo socialista un centro per i giovani. In fondo la memoria di Fernando Santi non potrebbe essere onorata meglio di così, lo stesso per gli scopi e le finalità che avevano animato i Socialisti di Grugliasco quando avevano dato il via all'impresa.
Ora - tra pratiche e svincoli siamo oramai nel 2002, anno di fine mandato -  bisogna fare un progetto, trovare i finanziamenti e far partire la Casa dei Giovani, no? Vi risparmio le giravolte, le innumerevoli inaugurazioni, le speranze accese nei giovani che hanno creduto ai progetti e alle promesse del sindaco e della sua corte... non sono ancora storia e vanno trattate con garbo e delicatezza.

Qualcosa però succede: un bel giorno (siamo oramai nel 2009) l'amministrazione comunale decide di attribuire la struttura e la sua gestione alla famigerata Società "Le Serre". La Società indice subito una gara per la gestione dell' immobile, ovviamente riportandolo alla destinazione per cui era stato acquisito: farne un centro per i giovani.
Due sono le proposte che arrivano, una delle due (quella "forestiera") viene scartata con un pretesto risibile senza nemmeno una valutazione preventiva; il presentatore decide di non ricorrere, visto il clima. Vince l'unica offerta rimasta in gara, presentata da un Consorzio di cooperative sociali, si chiama Sinapsi. Questo Consorzio assegna a un suo socio, Altermark, la gestione dell'immobile che diventa così "L'Osteria dei Cinque piatti". Una persona normale si chiederebbe subito come sia possibile tutto questo, visto che la gara d'appalto aggiudicava la "Gestione del Centro di Aggregazione giovanile denominato Epicentro" (testuale). Ma non basta.

Il titolare dell'Osteria dei Cinque Piatti - che evidentemente paga un affitto (a chi?) - probabilmente lo trova troppo alto e si cerca un altro posto dove esercire la sua attività di ristorazione. Chiude baracca e burattini e ne ne va. Il 31 maggio di quest'anno riconsegna tutto a Sinapsi che lo assegna alla Coop La Bottega solamente per la custodia e le pulizie.
Ci si aspetterebbe che qualcuno intervenisse, invece Sinapsi rilancia e presenta al Comune una nuova proposta: un nuovo titolare che, al posto dell'Osteria, vuole aprire "La Piola". Giuro non scherzo, è tutto scritto nella risposta che l'assessore Binda ha appena dato alla mia interrogazione in materia, infarcita di elenchi di attività e notizie che vorrebbero far sembrare la gestione del luogo diversa da quello che i Grugliaschesi ben conoscono.
La Società Le Serre, ha mandato la proposta "La Piola" al Comune per sapere cosa ne pensa e agire poi di conseguenza. Insomma, cose loro, roba da assegnare e subassegnare senza uno straccio di evidenza pubblica.
A Grugliasco queste cose sono già successe in passato e non sono mai finite bene: giovani, leggetevi questo articolo, mentre aspettate e vi grattate. Per quanto mi riguarda, credo che la democrazia dovrebbe regolare queste cose. In mancanza, si può provare a surrogare con un esposto, come sto facendo.

Mariano
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