Si parla tanto del rispetto delle regole, ma le nostre culture prevalenti sono da tempo quella della giustificazione e del perdono, anche a sproposito. Esperienze di vita e riflessioni sull’oggi.
Il pentimento e la redenzione: la negazione delle regole
Chi crede che la vera libertà significhi assenza di regole adesso è servito.
Ci stiamo accorgendoci tutti soltanto ora della gravità dei guasti prodotti dal mantra berlusconiano: quello che, nel corso degli anni, ha arricchito lui ed i suoi cortigiani oltre l’inverosimile. Mentre cominciava a soffiare il vento della crisi “noi” spendevamo patriotticamente oltre quattro miliardi di euro per salvare Alitalia. E, per mantenere fede alle promesse fatte in campagna elettorale, l’abolizione indiscriminata dell’Ici riduceva sul lastrico il bilancio di interi Comuni. Tuttavia questo serviva, ai Proci itacesi, stabilmente insediati nel governo, per giustificare feroci tagli lineari alle attività più importanti dello Stato, alla svendita per fare cassa di interi patrimoni comprati spesso con quattro soldi da speculatori senza scrupoli. Soldi di tutti noi che abbiamo assistito impotenti al saccheggio, mentre un porcaccione settantacinquenne si divertiva, facendo sesso a pagamento con delle minorenni. Diceva e dice di avere diritto a divertirsi dopo tanto lavoro fatto per il suo Paese.
“Un Paese ricco “a suo dire” dove nonostante la crisi i ristoranti e gli alberghi sono sempre pieni, e difficilmente si trova un posto in aereo…E le cose andrebbero ancora meglio “aggiungeva”se una Magistratura composta da giudici comunisti non intralciasse continuamente il lavoro che si fa e si intende fare, richiamando di continuo (gli spiritosi!) al rispetto delle Leggi e della Costituzione Italiana…”
Questa era la situazione fino a pochi mesi fa. Questa era ed è ancora la Destra che, tradendo le sue origini culturali che facevano dell’Ordine il perno del suo agire, cerca di speculare miseramente e senza pudore sull’anarchia da essa stessa prodotta.
Il governo Monti, pur con tutti i suoi limiti di accademia, ci ha portati al risveglio un attimo prima di cadere nel precipizio. Ma stiamo ancora ballando sull’orlo del baratro: indecisi se accettare eventuali e ulteriori misure lacrime e sangue dettate dall’emergenza, oppure se affidarci ad un nuovo e rassicurante “demiurgo” che attende impaziente il suo turno…
Tanti e tanti anni fa ero un giovane sindacalista che si occupava di vertenze di lavoro. E ricordo come fosse oggi le critiche che ricevevo, anche dagli stessi sindacalisti, per la mia intransigenza nel trattare le questioni. Io replicavo esprimendo il mio parere, che era quello che “le regole si rispettano e si fanno rispettare sino in fondo”.
Sostenevo che se un diritto del lavoratore costa al datore di lavoro 100, accettare una transazione a 95 significa che la volta dopo la base di trattativa sarà 95 per chiudere a 90. “Di questo passo” aggiungevo “finisce che i diritti perdono di valore fino a sparire del tutto: alla faccia delle battaglie fatte a suo tempo per conquistarli”…Ma quello che mi feriva maggiormente, allora come oggi, era ricevere le critiche più severe proprio da quei sindacalisti che, per la loro storia politica e personale, erano coloro che io stimavo di più: i sindacalisti di estrazione cattolica, ed i sindacalisti di ferrea fede comunista.
Per i sindacalisti di estrazione cattolica quello che li portava a criticarmi era l’assenza in me del sentimento del Perdono: ovvero la cessazione del risentimento nei confronti del datore di lavoro che si era comportato disonestamente attraverso un segno tangibile rappresentato da uno “sconto” su quanto dovuto. Una specie di “assoluzione” che, secondo i suoi precetti, il cristiano deve sempre concedere al peccatore.
Per i sindacalisti di ferrea fede comunista quello che li portava a criticarmi era invece la mancanza del sentimento di Giustificazione: ovvero la legittimazione dei comportamenti e degli atti illeciti da parte del datore di lavoro quando questi riusciva a rendere credibile il fatto che, se avesse agito diversamente, le conseguenze sarebbero state quelle della chiusura della sua attività ed il licenziamento dei suoi dipendenti. In pratica, è l’accettazione del principio che “il fine giustifica i mezzi”.
Un giorno, durante una discussione un po’ più accesa del solito, in cui il rappresentante della Associazione dei datori di lavoro difendeva l’operato del suo iscritto (palesemente nel torto) ben oltre il limite del difendibile ed in modo quasi offensivo, ho fatto una domanda a bruciapelo: “la vostra Associazione, nel difendere in questo modo un datore di lavoro così disonesto, si rende conto che così sta danneggiando tutti gli altri suoi associati, che presumo siano a maggioranza datori di lavoro onesti ?” E poi ho aggiunto: “ se un datore di lavoro onesto e rispettoso delle leggi si trova ad essere in forte concorrenza con un datore di lavoro che non rispetta i minimi sindacali, che non paga i contributi perché i lavoratori sono in nero, che non rispetta le normative sugli infortuni, che non paga le tasse, che non rispetta l’ambiente eccetera eccetera, chi dei due chiude?”…
Da quel preciso momento sono diventato uno dei sindacalisti più rispettati ed apprezzati dai datori di lavoro. Tra lo sconcerto e lo smarrimento dei miei colleghi più critici sul mio operato.
Da allora sono passati tanti anni, ed il fatto che nello stesso partito, il PD, abbiano finito curiosamente per confluire la corrente cattolica del perdonismo e quella comunista del giustificazionismo, mi lascia un po’ perplesso sulle reali potenzialità del il Partito Democratico. Infatti, di fronte alla deriva del rispetto delle regole alla quale abbiamo assistito in tutti questi anni, quale riformismo può essere credibile se prima non si ripristina, SENZA SCONTI E SENZA CONDONI, il rispetto delle regole già esistenti?
Il governo Monti ha fatto molto di quanto andava fatto per salvarci dal baratro. Per alcuni anche troppo sul piano unidirezionale. Ma che cosa viene fatto (si domanda buona parte dei cittadini italiani) per i maggiori responsabili del nostro declino? Sono ancora tutti lì, seduti sulle loro poltrone, che proseguono nei loro affari imperterriti ed impuniti. Mai nessuno che abbia chiesto loro la restituzione di quanto palesemente maltolto. Mai nessuno che chieda il risarcimento dei danni arrecati con il loro operato. I funzionari di banca, almeno quelli italiani, che hanno truffato i Comuni vendendo loro i derivati, perché sono ancora tutti al loro posto e con stipendi milionari? E perché invece di chiedere alle banche il risarcimento del danno queste vengono addirittura finanziate con i soldi della collettività pur di evitare loro il rischio di chiusura?
“Mondializzazione” e “Globalizzazione” sono diventati lo scudo protettivo dei lestofanti di ogni risma, la giustificazione di tutto il loro operato. Ma si guardano bene, nel contempo, di spiegare che i profitti maggiori si fanno proprio dove le regole sono minori o inesistenti: con il risultato micidiale che i Paesi con il più alto livello di civiltà (e rispetto delle regole) sono quelli che pagano il prezzo più alto a quei Paesi dove le regole non esistono o sono carenti. Per limitarci alla nostra piccola Europa: perché è stata accettata, ad esempio, l’annessione dei Paesi dell’Est (che sono, tra l’altro, i maggiori sostenitori della Merkel) senza stabilire prima delle regole omogenee? Nel regime di concorrenza tra Paesi, quale incidenza può avere sul costo di un prodotto l’assenza di una normativa previdenziale, di una normativa sulla salute e sulla sicurezza, di una normativa contributiva ai fini pensionistici, di un basso valore della moneta per favorire le esportazioni? Senza considerare i giochi della finanza, dove somme immense vengono spostate da uno Stato all’altro premendo semplicemente il tasto di un computer.
Oggi in Italia (e non solo) si discute di rilancio dell’economia, di crescita e di sviluppo.
E’ mia ferma convinzione che non si va da nessuna parte se prima non si stabilisce un ritorno rigoroso al rispetto delle regole, alla pretesa che queste vengano applicate da tutti, alla pretesa che, a partire dal mondo del lavoro, queste regole diventino al più presto omogenee nel Mondo intero.
Per quello che ci riguarda, cominciamo a dare l’esempio. Magari attivando un servizio supplementare e di supporto alla Finanza (e che sarebbe in grado di pagarsi da solo attraverso le somme recuperate) con il compito di stanare gli evasori fiscali attraverso gli incroci informatici. Perché chiunque ha comprensione nei confronti dell’evasore fiscale deve sapere che la prima persona che danneggia è se stesso.
ANALOGA E’ LA CONSEGUENZA QUANDO NON SI RISPETTANO E NON SI FANNO RISPETTARE LE REGOLE.
F. Maletti
18 giugno 2012
franco.maletti@libero.it
L'auto elettrica va bene? ... perché se la doccia è di sinistra ed il bagno
è di destra ....
-
Perché non sono convinto dalla* politica europea sulle auto elettriche.*
Il problema reale è che oggi la produzione elettrica da fonti rinnovabili è
solo...