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IVAN SUBKOV di F. Maletti

Una storia esemplare

pravda Ivan Subcov l’ho conosciuto nei primi anni settanta quando, come sindacalista della Cisl, partecipavo alle assemblee del quotidiano La Gazzetta del Popolo, che già allora si trovava in difficoltà finanziarie ed era a rischio chiusura.
Ivan Subcov era un russo di origine, e mi incuriosiva molto che fosse un iscritto alla Cisl e non, ad esempio, alla Cgil. Lavorava come impiegato alla Gazzetta del Popolo, occupandosi principalmente di tradurre i notiziari in lingua russa trasmessi dai vari bollettini.
La sede del quotidiano si trovava in corso Valdocco, proprio a due passi dalla sede della Cisl. In quel periodo gli scioperi si avvicendavano con una certa frequenza, ed i lavoratori presidiavano la sede ricevendo attestati di solidarietà da partiti politici, comitati di fabbrica, rappresentanti della società civile. Nascevano così delle discussioni sulla importanza della informazione libera e al servizio della gente. Negli intervalli tra questi incontri ho chiesto a Ivan Subcov di raccontarmi la sua storia.
Ivan Subcov era stato uno dei partigiani sovietici in Italia. In una notte di novembre del 1944 era stato paracadutato da un aereo militare russo sulla Val Chisone. Meccanico esperto di armi, il suo compito era quello di aiutare militarmente le formazioni partigiane che combattevano da quelle parti. Alla fine della guerra lo richiamarono in Patria: erano pronti ad accoglierlo come un eroe di guerra.
Qui in Italia ho conosciuto una ragazza e me la sono sposata. Può venire con me?”. “No” fu la risposta “gli Italiani hanno fatto scelte politiche diverse, non sono nostri amici. Tu comincia a venire qui e poi vedremo…”.
Ivan mi disse che non ebbe nemmeno il bisogno di chiedere tempo per riflettere. Rispose “Grazie. Allora rimango qui”. Gli dissero che da quel momento lo consideravano un traditore della Patria e del pensiero comunista. Ma lui, a quelle condizioni, non aveva rimpianti.
Vedi” mi diceva ”il popolo italiano per tantissimi aspetti è simile al popolo russo: è allegro, è semplice, è onesto, fa amicizia facilmente, non ha nemici da combattere, non si lamenta della sua povertà, è altruista. Ma forse sono così tutti i popoli della Terra. E’ chi li governa che li vuole nemici l’un l’altro… E’ per questo che l’informazione libera è fondamentale, è per questo che nessun giornale deve chiudere. Perché quando un giornale chiude, senza che quasi nessuno se ne accorga, è un pezzo di democrazia che se ne va”.

E poi mi ha detto che quando la democrazia non esiste, come nella sua Russia, il popolo riesce ad avere la capacità di sopravvivere grazie all’ironia. E, per darmene un esempio, mi ha spiegato che “ i due maggiori quotidiani russi sono la Pravda e le Izvestia: “pravda” tradotto in italiano, significa “verità”. Mentre “izvestia” significa “notizie”. La storiella racconta che ormai tutti i russi si lamentano: perché chi legge Pravda non trova Ivestia e chi legge Izvestia non trova mai Pravda. Ovvero: chi legge Verità non vi trova mai “notizie”, e chi legge Notizie non vi trova mai la “verità”.

Ivan Subcov è nato nel febbraio del 1918. Dai tempi della Gazzetta del Popolo non l’ho mai più visto e quindi non so nemmeno se è ancora vivo. Però, quando penso a Rai e a Mediaset e leggo certi quotidiani, mi domando se la situazione dell’informazione oggi in Italia, non importa qui di chi è la colpa, non stia ormai somigliando un po’ troppo pericolosamente a quella della storiella appena descritta.

F. Maletti
febbraio 2012
franco.maletti@libero.it
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