Ritorno al passato

“Mentre fuori la gente faceva ordinatamente la fila, nel seggio è entrato il sindaco (che non aveva alcun titolo per farlo, visto che non votava lì n.d.r.) e si è messo al telefono a parlare, come se fosse a casa sua e non nel seggio delle primarie. La scena è andata avanti per qualche minuto, fra l’imbarazzo degli scrutatori del seggio. Alla fine uno di loro a chiesto al sindaco di uscire. Lui, per tutta risposta, gli ha chiesto il nome, forse per intimidirlo.
Lo scrutatore non ha battuto ciglio e ha ripetuto l’invito ad uscire, finché il sindaco non ha battuto in ritirata”.
Continua il racconto del demodeluso: “Poi sono andato via per qualche minuto per andare a votare nel seggio di mia pertinenza. Anche lì, il segretario del PD e il suo predecessore si sono stabiliti nel seggio, forse per controllare chi andava a votare o per mandare qualche e messaggio, come se fossero a casa loro. Anche loro sono stati allontanati perché qualcuno ha protestato. Intanto automobili di volenterosi andavano trasportando elettori ai seggi e, qualche volta, altri pagavano l’euro che i riottosi dell’ultimo minuto non volevano sapere di versare”. Mamma mia!
In tempi di memoria, tornano alla mente i gerarchi fascisti e lo sfoggio di arbitrio a segnalare che non tutti sono uguali, qualcuno è di più. Viene in mente che un sindaco dovrebbe esserlo di tutti, che i partiti democratici dovrebbero rispettare la forma e la sostanza della democrazia. Viene in mente che il valore comune dovrebbe essere quello della libertà e quelli della liberazione.
Difficile aspettarsi qualcosa di diverso da una amministrazione che portava gli ospiti stranieri illustri a cena nel ristorante della camorra, chiuso nell’ambito dell’Operazione Minotauro, ma almeno dai partiti qualcosa di meglio sarebbe stato logico aspettarselo.
Urge una liberazione da tutta questa gentaglia.
Mariano