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PENSIONI E GIUSTIZIA

L’allarme sociale generato dalle tante discussioni e misure annunciate sulle pensioni sollecita una maggiore conoscenza del tema e qualche ragionamento fuori dal coro. Eccone uno davvero interessante.
A proposito di pensioni di Franco Maletti

DIKE Astrea, (Dike per gli antichi greci), dea della giustizia, figlia di Zeus e di Temi, abbandonò la Terra, ultima tra gli dei, alla fine dell’età dell’oro. Rimane pertanto a noi comuni mortali il compito, non facile, di comportarci in ogni atto della nostra vita cercando di averne della Giustizia la consapevolezza permanente. E ben oltre, (aggiungo), le Leggi che normalmente dovrebbero essere state fatte per tracciare il suo cammino.
Nei giorni recenti, una imposizione della BCE in supplenza alle inettitudini del Governo Berlusconi, ha obbligato la “politica” ad affrontare il capitolo Pensioni. Generando tutta una serie di veti incrociati circa le soluzioni possibili, con reciproche minacce di masse in rivolta a seconda che la questione riguardasse l’abolizione delle pensioni di anzianità, oppure l’innalzamento dell’età pensionabile.
Tutti concordi su una cosa sola: la durata della vita si allunga mettendo in crisi il sistema previdenziale nel suo insieme. Ma, a quanto pare, nessuno vuole pagare di più e tutti vogliono andare in pensione il più presto possibile.
Io non voglio tornare su argomenti già discussi fino alla nausea, ma porre alcuni interrogativi a coloro i quali si sono avvicendati nelle varie TV e sui giornali. Invitandoli a non esprimere opinioni soltanto per compiacere i loro potenziali elettori ma, con un minimo di realismo, a squarciare quella pesante coltre di ignoranza sulla quale ciascuno può speculare a suo piacimento.

Oggi è indubbiamente difficile immaginare un muratore di sessantasette anni arrampicarsi sulle impalcature, così come diverse altre categorie di lavoratori addetti a lavori pesanti o pericolosi, e che potrebbero a quell’età mettere a repentaglio (lavorando) la incolumità propria e quella degli altri. Però è anche vero che questi lavoratori, se non è possibile prevedere per loro il pensionamento anticipato, potrebbero essere avviati a mansioni più idonee e alternative (di tipo sedentario), con agevolazioni fiscali (per i datori di lavoro) dello stesso tipo di quelle previste per l’inserimento dei giovani lavoratori.

Ma la questione che io voglio affrontare con rigoroso senso di giustizia ( quella che, in quanto tale, dovrebbe essere sempre uguale per tutti) è quella delle Pensioni di Anzianità. Infatti, anche se con un anno di ritardo, chi oggi matura quaranta anni di contribuzione ha diritto alla pensione a prescindere dalla propria età che, in alcuni casi, può anche essere solo di cinquantacinque anni.

Ecco dunque le mie “provocazioni”:
- è giusto che chi ha avuto la fortuna di lavorare sempre, senza interruzioni retributive e con una vita economicamente tranquilla, abbia anche il privilegio di andarsene in pensione con svariati anni di anticipo? E magari per continuare a lavorare sommando pensione e stipendio?
- è giusto includere nel computo degli anni utili per la maturazione della pensione di anzianità i periodi di disoccupazione finanziati dalla Cassa Integrazione?
- i periodi retribuiti di Cassa Integrazione sono come una specie di “pensionamento” temporaneo: perché questo doppio vantaggio “legalizzato” di stare a casa ed essere ugualmente retribuiti da un lato, e che questi periodi servano per andare in pensione anticipatamente dall’altro?
- come si sentono tutti questi lavoratori, rispetto a quei milioni di altri lavoratori che, privi delle tutele della Cassa Integrazione, quando hanno perso il lavoro non hanno goduto di sussidi di alcun tipo e, rimboccandosi le maniche e accettando pur di sostentarsi lavori in nero e sottopagati, non riusciranno a mettere insieme i quaranta anni di contributi nemmeno quando avranno i sessantasette anni di età? Oltretutto, questo è proprio quello di cui, sulla loro pelle, se ne stanno rendendo conto i giovani precari di oggi, oltretutto tartassati anche dal nuovo sistema di calcolo economico della pensione.

Vorrei che qualcuno dei tanti “professori della politica” che ho sentito dissertare in queste settimane con grande competenza mi spiegasse il perché di queste “dimenticanze”.

ottobre 2011 Franco Maletti
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