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ROTTAMATORI E ROTTAMATI

Il “big bang” fiorentino e i professionisti della politica. 
Il curriculum del bravo rottamatore

il_manifesto_big_bang_matteo_renzi Questo nostro paese ha bisogno di ben altro che un’assemblea a Firenze, condita dalla parata di giovani e vecchi big di partito (gli uni e gli altri hanno già dimostrato cosa sanno fare e quale ruolo possono giocare per rendere migliore questo paese), tuttavia l’iniziativa è davvero meritoria.
Abbiamo un giovane sindaco imprenditivo - che dice pane al pane e vino al vino, che non si fa mettere sotto da nessuno, tanto che va persino a cena ad Arcore dal berlusca – che, in compagnia di alcuni amici che perde per strada,  mette in piedi un proposito che non può che riscuotere tutto il nostro consenso: rottamare i protagonisti della politica italiana, soprattutto quelli della sua parte politica, il centrosinistra. Vuoi vedere che è la volta buona? Bisognerà sostenerlo e agevolare in ogni modo questo processo… si dicono quelli che sono così convinti che bisogna buttare tutto all’aria per sperare nel cambiamento che vanno a votare con sempre maggiore fatica.

Allora vai a sentire, vai a  vedere se riesci a trovare una scusa per entusiasmarti. Cerchi cerchi, ma non riesci proprio a trovarla. Così ti senti vecchio: non più rottamatore, ma rottamando, prossimo rottamato. Poi riprendi i fondamentali, le idee cardine che giustificano da sole la voglia di cambiamento e l’impegno personale politico necessario per determinarlo…. e capisci.

La politica è un’attività difficile: richiederebbe persone emotivamente strutturate, con una robusta formazione culturale (altro è a scolarità), un po’ di disinteresse personale, abnegazione, voglia di imparare, rispetto degli altri, umiltà e capacità di essere se stessi anche quando sarebbe meglio essere diversi. Per essere tutto questo occorre un bel curriculum, fatto di esperienze, sacrifici, vittorie, tutte quelle cose che derivano a un giovane dal misurarsi con le difficoltà del mondo: finire gli studi, cercarsi un lavoro, misurarsi con la precarietà, fare carriera, lasciarlo per dedicarsi alla politica e poi ritrovarlo alla fine del mandato o dell’impegno, conciliare tutto questo con la famiglia e gli affetti, non perdere mai la curiosità e la convinzione che ci sono anche altri punti di vista e che chi non è d’accordo non è un nemico da annientare.

Non è una questione di professionismo in politica. Chi si occupa delle cose di tutti deve essere professionale, preparato e capace, è che quando la politica diventa il tuo lavoro - sennò non saresti nessuno e arrancheresti per arrivare alla fine del mese – si finisce per diventare come gli altri, quelli che si vorrebbe rottamare per prenderne il posto, magari per fare esattamente come hanno fatto loro.

Nel mondo normale, almeno quello che non è corrotto dalle clientele e dalle ruberie, ai candidati a un posto, a un lavoro, a un incarico, si chiede il curriculum. Evidentemente è importante perché serve a chi decide per farsi un’idea delle caratteristiche del candidato, del suo spessore, delle sue capacità, insomma della persona che è. Dato che Matteo Renzi non mi convince proprio (sa davvero di vecchio), sono andato a leggermi un suo curriculum, preciso perfino nel dire in quale gruppo scout ha trascorso l’adolescenza, ma assai più evasivo sulle attività professionali.

E ho capito perché è riuscito a rendermi simpatico (solo per qualche minuto) il segretario del suo partito. Io credo che l’Italia abbia bisogno di gente seria, giovane ma d’esperienza, che ha dimostrato che cosa sa fare nelle professioni e nelle attività che producono reddito e valore aggiunto(non solo economico) e progresso, che merita. Giusto quelle persone che oggi mancano alla politica, da cui si sono allontanate perché prese a schiaffi per troppo tempo e indisponibili a buttare momenti preziosi della vita per lottare contro mediocri funzionarietti che non hanno altro da fare che giocare con le passioni e le speranze degli altri.

Se il Big Bang fiorentino si rivelasse una scorreggia, sarebbe l’ennesima prova che non basta gridare per trasformare le banalità che si dicono in cose sensate e utili a crescere tutti meglio. Ma alla fine saremmo ancora più poveri di prima.

Mariano

PS Il manifesto dell’iniziativa però è proprio bello!
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