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I COSTUMI DELLA POLITICA

Fra un incontro e una polemica, fra una promessa e un tradimento, un impegno e il suo contrario si consumano amicizie, conoscenze e intelligenze.
Dentro la sede… niente!

rosaed2 Uno degli elementi che da sempre stanno alla base dell’attività politica, sociale, associativa è dato dagli incontri. Persone, rappresentanti di gruppi, movimenti, associazioni, si incontrano per discutere, studiarsi, cercare dei punti di intesa o costruire scuse e occasioni per giustificare fratture e contrasti che diventeranno, magari, oggetto di “battaglie”, personali, politiche, associative…
Nella prima repubblica gli incontri politici servivano a regolare questioni fra partiti diversi o fra correnti dello stesso partito, a concordare alleanze, a decidere che fare di fronte al tema in discussione, a costruire idee e progetti che avrebbero poi dato luogo a programmi politici in larga parte orientati da una visione del mondo comune. Elaborata anche durante gli incontri.
Insomma, un rito in cui i grandi mostravano i muscoli ai piccoli: lo facevano con la forza dei numeri e, qualche volta, delle idee e della capacità di metterle in pratica. L’obiettivo era comporre, mettere insieme, ovviamente ciascuno cercava le migliori condizioni per spendere al massimo il suo consenso, vero o millantato.
Il linguaggio della politica durante la prima repubblica era militare: “combattere battaglie politiche”, “accerchiare l’avversario”, “andare all’offensiva”…

Poi è arrivata la seconda repubblica. Gli incontri servono ancora per mostrare i muscoli, le idee sono sparite e si parla di persone invece che di programmi. Anche il linguaggio ha smesso di rifarsi alla guerra, adesso si parla per allusioni, come i mafiosi, si nominano gli “amici”, si richiamano i “capibastone”, si evocano parentele, comunanze regionali, favori dati e mai resi. Come i mafiosi si intimoriscono gli avversari, come i mafiosi ci si “vendica” di chi critica, magari tirando in mezzo altri che così “ricevono l’esempio” e “così sanno come ci si deve comportare”.

In questi giorni mi capita di sentire resoconti di incontri pseudo-politici che si svolgono nella mia città in vista delle elezioni comunali del prossimo anno: mi dicono di richieste di adesione acritica a coalizioni che scimmiottano quella di così grande successo nazionale, di richieste di prove di fede accompagnate da pseudo-minacce allusive, di organigrammi già definiti dove tutti potranno trovare la giusta collocazione se obbediranno come cani al padrone.

Come a Roma, come vediamo fare ogni giorno in Parlamento, fra un arresto sventato e una sfiducia evitata. Solo che i romani sarebbero di altro colore politico, proprio diversi da quelli della città dove abito.
I costumi sono gli stessi, le abitudini anche, la totale assenza di un progetto politico per la città pure. Spero che arrivi in fretta la terza repubblica portandosi via tutto questo schifo.

Mariano  
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