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MANOVRA E MANOVRE

Il Senato comincia oggi l’esame della manovra, ma si susseguono incessanti le manovre. Finali, si spera.
Italia in bilico

MappaItalia Comincia oggi in Senato l’esame della manovra economica: facile prevedere che il Senato ne parlerà assai poco perché il dibattito si svilupperà – come è già stato in questi giorni – al di fuori dai palazzi della politica. Straborda già in televisione e lo farà ancora di più, soprattutto perché anche questa manovra è puro cinema, anzi fiction. Va perciò rappresentata nei luoghi adatti, quelli che garantiscono comunque un pubblico di massa.

Dei contenuti della manovra difficile dire bene: sono la somma dei livori dei singoli ministri (per esempio quelli di Sacconi verso la CGIL), delle convenienze personali (lui, sempre lui, B!), dei cascami di ideologie in cui non hanno mai veramente creduto e che adesso sono più striminzite di una piccola foglia di fico (tutti i cultori del libero mercato e dell’abbassamento delle tasse), della mitologia casereccia – da fim pornosoft anni ‘70 – di Bossi & friends, del cialtronismo scilipotico che ben caratterizza l’Italiano vero.

Perfino il telespettatore più sbracato ha capito che si tratta di sforbiciate alla rinfusa, ma non del tutto. Alcune parti della società italiana se la cavano egregiamente e si preparano al nuovo banchetto delle dismissioni del patrimonio: lo compreranno per due soldi (quelli che hanno messo da parte con l’evasione fiscale e attraverso il riciclo di denaro non proprio pulito), poi lo rivenderanno al suo giusto prezzo, così anche i soldi saranno adeguatamente ripuliti.

Anche senza manovra, il settembre alle porta metterà le famiglie dei giovani a confronto con la scuola gelminiana: classi accorpate, prime con 30 allievi, sostegno e corsi di recupero falcidiati, laboratori dimezzati, didattica peggiore e finto rigore. Così la Gelmini sarà felice per l’aumento delle bocciature e le famiglie forse la smetteranno di fingere di nulla, perché non è cosa di loro competenza. Lo stesso per gli insegnanti ignavi, presi a conservarsi il posto con intensità inversamente proporzionale all’interesse per il posto dei colleghi e la qualità dei servizi che tutti insieme riescono a offrire. Aspettiamo settembre, poi protesteremo.

Finalmente le opposizioni presentano una sua contromanovra: ancora prima di entrare nel merito delle proposte, va apprezzato lo sforzo e il metodo. Finalmente gli Italiani sono messi in grado di capire cosa avrebbero se avesse gestito loro quest’emergenza. Non è ancora chiaro se  siano d’accordo a ripristinare l’ICI sui beni ecclesiastici oppure se glisseranno su questo tema, preferendo enunciare il principio per cui le tasse le devono pagare tutti meno qualcuno.

I Comuni protestano per i tagli, effettivamente ridicoli, però a una domanda dovrebbero rispondere: perché in tutti questi anni non si è riusciti a creare reti di comuni limitrofi che mettessero insieme strutture e servizi, così da rendere omogeneo il territorio e ridurre i costi? Tranne lodevoli eccezioni, ogni comune ha continuato a comportarsi come se fosse un’isola nel mare, interpretando l’autonomia nel solito modi italico come libertà di farsi i cavoli propri. Adesso ci pensa il governo e se ne occupa Napoli… sì lui, quello di Giaveno che ha fatto carriera a Roma!

Da oggi il teatrino funziona a pieno ritmo, dunque non ci resta che assistere e tifare davanti alla tele, come abbiamo in molti fatto finora. Sperando che duri almeno fino alla metà dal mese, perché con questi chiari di luna…

Mariano
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