Gli arresti eccellenti e le inchieste sulle infiltrazioni ‘ndranghetiste colmano la misura
La Regione Piemonte nel fango: bravo Cota!
Già un anno di completa inattività - scandito dagli annunci di mirabolanti realizzazioni e dagli articoli elegiaci dei giornali piemontesi affamati di pubblicità istituzionale - aveva dato il segno di un’incapacità di fondo ad affrontare e risolvere almeno alcuni dei problemi enunciati. Adesso l’arresto di personaggi eccellenti nella Sanità , a dimostrazione che basta poco per riportare l’arbitrio e il malaffare anche dove si pensava di averlo sradicato.
Cota, insomma, è proprio un disastro e la nostra regione comincia a partirne pesanti conseguenze.
Il disastro è ancora più evidente se comparato a ciò che emerge dall’inchiesta sulle infiltrazioni ‘ndranghetiste e dei rapporti (lecitissimi, per carità ) fra politici ed esponenti di primo piano della malavita organizzata. Le pietose dichiarazioni di innocenza – accompagnate a giustificazioni che testimoniano un modo perverso di fare politica e campagne elettorali – sottolineano impietosamente la distanza che c’è fra la voglia di pulizia, di nettezza, di giustizia, di legalità e i maneggi e le frequentazioni di soggetti che erano chiacchierati anche prima dell’arresto e che qualunque politico di buon senso avrebbe tenuto alla larga dalla cerchia dei suoi amici.
Anche Cota sembra non sapere più che pesci pigliare, preso fra la necessità di essere a Torino, a fare almeno finta di svolgere il ruolo di presidente della Giunta regionale, e la voglia di Romaladrona, delle tv nazionali, dei salotti buoni dove si fa la bella politica, gli ambienti che contano e dove un ex giovanotto di belle speranza come lui può farsi strada con maggiore leggerezza.
A fine mese i suoi guai potrebbero moltiplicarsi per la sentenza del processo Giovine, oramai matura. Se venisse accertata in sede di giustizia penale la frode, anche per Cota si aprirebbe una crepa non si sa ancora quanto grande.
Raccolgo ogni giorno dichiarazioni di cittadini insospettabili che, nauseati da entrambi gli schieramenti, manifestano un disamore accompagnato da rabbia. Mi piacerebbe che i miei amici disattenti frequentassero compagnie migliori, che appoggiassero i magistrati sempre e non solo quando si occupano degli altri, che chiedessero le dimissioni di Cota e dei suoi con maggiore energia e chiarezza di quella che hanno finora dimostrato.
Mariano
La Regione Piemonte nel fango: bravo Cota!
Già un anno di completa inattività - scandito dagli annunci di mirabolanti realizzazioni e dagli articoli elegiaci dei giornali piemontesi affamati di pubblicità istituzionale - aveva dato il segno di un’incapacità di fondo ad affrontare e risolvere almeno alcuni dei problemi enunciati. Adesso l’arresto di personaggi eccellenti nella Sanità , a dimostrazione che basta poco per riportare l’arbitrio e il malaffare anche dove si pensava di averlo sradicato.
Cota, insomma, è proprio un disastro e la nostra regione comincia a partirne pesanti conseguenze.
Il disastro è ancora più evidente se comparato a ciò che emerge dall’inchiesta sulle infiltrazioni ‘ndranghetiste e dei rapporti (lecitissimi, per carità ) fra politici ed esponenti di primo piano della malavita organizzata. Le pietose dichiarazioni di innocenza – accompagnate a giustificazioni che testimoniano un modo perverso di fare politica e campagne elettorali – sottolineano impietosamente la distanza che c’è fra la voglia di pulizia, di nettezza, di giustizia, di legalità e i maneggi e le frequentazioni di soggetti che erano chiacchierati anche prima dell’arresto e che qualunque politico di buon senso avrebbe tenuto alla larga dalla cerchia dei suoi amici.
Anche Cota sembra non sapere più che pesci pigliare, preso fra la necessità di essere a Torino, a fare almeno finta di svolgere il ruolo di presidente della Giunta regionale, e la voglia di Romaladrona, delle tv nazionali, dei salotti buoni dove si fa la bella politica, gli ambienti che contano e dove un ex giovanotto di belle speranza come lui può farsi strada con maggiore leggerezza.
A fine mese i suoi guai potrebbero moltiplicarsi per la sentenza del processo Giovine, oramai matura. Se venisse accertata in sede di giustizia penale la frode, anche per Cota si aprirebbe una crepa non si sa ancora quanto grande.
Raccolgo ogni giorno dichiarazioni di cittadini insospettabili che, nauseati da entrambi gli schieramenti, manifestano un disamore accompagnato da rabbia. Mi piacerebbe che i miei amici disattenti frequentassero compagnie migliori, che appoggiassero i magistrati sempre e non solo quando si occupano degli altri, che chiedessero le dimissioni di Cota e dei suoi con maggiore energia e chiarezza di quella che hanno finora dimostrato.
Mariano