L’emergenza si allarga, l’autocensura anche
Dopo il terremoto di giovedì, anche la centrale nucleare di Onagawa denuncia problemi al raffreddamento della barre di combustibile. Lo stesso a Higashidori, altra centrale nucleare spenta dopo il sisma dell’11 marzo, ma ancora in forte criticità. L’emergenza a Onagawa è scattata con l’evidenziarsi di perdite d’acqua dalle vasche di raffreddamento, tanto che si teme che il reattore n. 2, regolarmente spento dopo il terremoto di un mese fa, possa subire la stessa sorte di quelli in panne a Fukushima.
Che potessero sorgere problemi ad altre centrali nucleari interessate dal sisma e dalle scosse violente che ancora devastano il nord del Giappone lo si sospettava e temeva. Quello che appare sempre più difficile da capire è la reticenza giapponese a fornire informazioni obiettive, a dire le cose come stanno.
Anche in questo caso colpiscono le dichiarazioni rassicuranti, copiate da quelle che abbiamo sentito fino a pochi giorni fa parlando di Fukushima. Come si fa a crede ancora alle autorità giapponesi, visto che oramai il sospetto è che collaborino a nascondere la verità ai loro cittadini e al resto del mondo?
Come fanno i cittadini giapponesi e la loro classe politica ad accettare che, in una democrazia matura, le informazioni vengano gestite con questa reticenza? Resta davvero un mistero e sembra difficile da spiegare, almeno a un occidentale, abituato a un diverso ruolo dell’informazione.
Dalle prime pagine è sparita la questione delle migliaia di tonnellate di acqua radioattiva finite nell’oceano, anche queste volatilizzate come la nostra memoria.
Mariano
Dopo il terremoto di giovedì, anche la centrale nucleare di Onagawa denuncia problemi al raffreddamento della barre di combustibile. Lo stesso a Higashidori, altra centrale nucleare spenta dopo il sisma dell’11 marzo, ma ancora in forte criticità. L’emergenza a Onagawa è scattata con l’evidenziarsi di perdite d’acqua dalle vasche di raffreddamento, tanto che si teme che il reattore n. 2, regolarmente spento dopo il terremoto di un mese fa, possa subire la stessa sorte di quelli in panne a Fukushima.
Che potessero sorgere problemi ad altre centrali nucleari interessate dal sisma e dalle scosse violente che ancora devastano il nord del Giappone lo si sospettava e temeva. Quello che appare sempre più difficile da capire è la reticenza giapponese a fornire informazioni obiettive, a dire le cose come stanno.
Anche in questo caso colpiscono le dichiarazioni rassicuranti, copiate da quelle che abbiamo sentito fino a pochi giorni fa parlando di Fukushima. Come si fa a crede ancora alle autorità giapponesi, visto che oramai il sospetto è che collaborino a nascondere la verità ai loro cittadini e al resto del mondo?
Come fanno i cittadini giapponesi e la loro classe politica ad accettare che, in una democrazia matura, le informazioni vengano gestite con questa reticenza? Resta davvero un mistero e sembra difficile da spiegare, almeno a un occidentale, abituato a un diverso ruolo dell’informazione.
Dalle prime pagine è sparita la questione delle migliaia di tonnellate di acqua radioattiva finite nell’oceano, anche queste volatilizzate come la nostra memoria.
Mariano