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MIRAFIORI: VITTORIA DI PIRRO?

Ottenuto il sì, la FIAT rispetti gli accordi

Nelle ultime elezioni interne a Mirafiori la FIOM aveva ottenuto il 22 % e con gli altri sindacati del fronte del no arrivava a stento al 30%. Nella notte le urne hanno consegnato un risultato che nemmeno il più ottimista oppositore avrebbe immaginato: il sì è passato col 54% dei voti, vale a dire di misura così stretta da consegnare a tutti noi spunti di riflessione per i prossimi giorni.
Infatti - se nemmeno la pistola della chiusura degli stabilimenti puntata alla tempia degli operai che votavano ha prodotto il risultato che la destra, Marchionne e un bel pezzo di centrosinistra volevano - allora vuol proprio dire che qualcosa di particolare sta maturando nel nostro paese. Forse si sta ritrovando l'orgoglio del proprio ruolo, la voglia di combattere e anche un po' di speranza nell'efficacia delle azioni che mettiamo in campo, con sacrifici e rinunce. Si sta ritrovando l'indignazione per un mondo fatto di plastica dove nemmeno le parole hanno più lo stesso significato per tutti.

Sono convinto che, se in tanti avessero evitato di entrare nella discussione sull'accordo con i toni ricattatori e minacciosi che abbiamo sentito, il sì avrebbe vinto con un margine di scarto maggiore. Le sparate dei leaders politici, le villanie linguistiche di Marchionne e la sfida continua dei sindacati del sì - che hanno trasformato questa vicenda in un regolamento di conti di sigle sulla spalle dei lavoratori, nobilitando per contro il ruolo della FIOM che pure le sue belle responsabilità le ha... eccome! - hanno rafforzato il fronte del no e portato da quella parte tante persona che pure avrebbero sposato un atteggiamento più possibilista e meno deciso. La stessa cosa deve essere successa in fabbrica, visti i risultati del voto.
Il fatto poi che siano risultati decisivi gli impiegati, la dice lunga. Nella tradizione operaia di Mirafiori questo è un bel tuffo nel passato.
Adesso Marchionne ha avuto ciò che chiedeva. Adesso tocca alla FIAT investire quanto ha promesso e, visto il pregresso, un po' di diffidenza non fa male. Occorre che tutti i sindacati monitorino costantemente lo stato di attuazione degli investimenti e si facciano carico della condizione degli operai che, finiti questi giorni di ribalta nazionale, tornano a lavorare con qualche diritto in meno e poca, pochissima speranza in più.
Ai sindacati l'onere di ricomporre i cocci di quanto hanno distrutto in questi mesi, lo chiedono tutti i lavoratori, non solo quelli della FIAT. Lo chiedono anche quelli, come me, che pagano la tessera da anni, che a volte hanno votato un candidato che non era del loro sindacato per garantire la rappresentanza a quelli che non avevano abbastanza voti, che non ne possono più di vedere questa contrapposizione continua e ovunque.
Comincio a sospettare che non si tratti di politiche sindacali, ma di posti, di distacchi, di prebende e di privilegi.
Che noi che lavoriamo dobbiamo pagare la tessera per questo... proprio no.

Mariano
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