Partito Democratico: tanto partito, poco coraggio
di Alessandro Gily
La decisione del PD di presentarsi alle prossime elezioni politiche da solo, senza cercare nessuna alleanza con altri partiti, è sicuramente una decisione grave, che preconfigura già prima delle elezioni lo scenario politico italiano dei prossimi anni. I dirigenti del PD non possono ragionevolmente pensare che il loro partito abbia una base elettorale sufficiente per governare l’Italia da solo. Quindi il PD ha deciso, almeno per la prossima legislatura, di schierarsi all’opposizione, senza nemmeno tentare di sconfiggere alle urne il partito di Berlusconi e Fini. Credo che presentarsi alle urne senza nemmeno cercare una via per vincerle sia in generale sbagliato, tanto più per un partito che rappresenta un terzo degli elettori italiani, e che raccoglie l’eredità di partiti, la DC e il PCI, che hanno fatto la storia dell’Italia del dopoguerra. Il PD ha deciso di abbandonare l’idea prodiana dell’Unione, l’ampia alleanza di centro-sinistra estesa dai cattolici moderati fino agli ambientalisti e alla sinistra, che doveva catalizzare anche i voti delle associazioni e dei cittadini indipendenti. E probabilmente proprio il sostanziale rifiuto di accogliere nell’Unione il contributo di associazioni e indipendenti alle scorse elezioni è stato fatale per Prodi e il suo governo. Il PD ha ora deciso che la stagione dell’Unione è finita, probabilmente pensando che in ogni caso non si sarebbe riusciti a sconfiggere il centro-destra alle prossime elezioni; oppure l’idea prodiana viene sacrificata al solo scopo di rafforzare l’identità del neonato Partito Democratico. Qual è però per il PD la strategia alternativa a quella dell’Unione? Lasciare a tempo indefinito l’Italia in mano a Berlusconi e Fini, facendo del PD un partito di opposizione? Una soluzione per il PD puo’ essere quella indicata dal sindaco di Torino, cioè l’alleanza con Berlusconi. Certo, in questo caso sarebbe necessario almeno fare sì che l’alleanza avesse l’effetto di escludere dal governo la destra estrema, portando la barra su posizioni piu’ moderate e meno opportunistiche. Allo stato attuale e’ prevedibile invece che nella prossima legislatura l’Unione si formera’ nuovamente di fatto in parlamento: il PD e la sinistra continueranno a votare insieme, questa volta pero’ all’opposizione.
L'unica via
di Giovanni Lava
La scelta del Pd di andare da solo (da solo per modo di dire) credo fosse l’unica praticabile per poter coltivare qualche tenue speranza di vittoria il 13 aprile. Cosa che sta di fatto avvenendo. Lo schema Prodi, l’Unione da Mastella a Rifondazione, era non solo non ripercorribile nei fatti, ma anche improponibile dopo la cattiva prova di sé che l’alleanza di governo ha dato nei suoi pochi mesi di vita. Se ci troviamo nella condizione attuale con la possibilità concreta di lasciare per chissà quanto tempo l’Italia nelle mani di Berlusconi e Fini, lo dobbiamo al ritardo con il quale si è giunti ad imboccare con il Pd una decisa e moderna strada riformista, pur ancora tra alcune ambiguità e qualche confusione. Ma l’alleanza con la cosiddetta sinistra radicale non è proprio più riproponibile, almeno fino a quando le forze che la compongono non saranno in grado di decidere una volta per tutte se essere antagonisti senza se e senza ma, oppure essere forza di governo, isolando chi al suo interno di governo, qualsiasi governo, proprio non ne vuole sapere. Un’alleanza impossibile con quella sinistra che in questi giorni è arrivata, per esempio, a prendersela con i libri, organizzando proprio qui a Torino manifestazioni contro la Fiera del Libro, perché ospita Israele. Un fatto gravissimo, nonché pericoloso.
Se un rammarico si deve avere, è quello di aver imboccato questa strada con un ritardo di dieci anni. Era chiaro sin dalla caduta del primo governo Prodi che la strada delle alleanze onnicomprensive non conduceva da nessuna parte, una strada che ha riconsegnato il governo a Berlusconi già nel 2001 e rischia di farlo di nuovo nel 2008, senza nel frattempo aver portato a termine nessuna delle riforme di cui questo paese ha urgente necessità . Forse è giunta davvero l’ora di preoccuparsi non solo e non tanto di vincere una competizione elettorale, quanto di fare scelte politiche coraggiose capaci di rendere possibile il governo. Se questo paese sprofonda sempre più, probabilmente la causa principale sta proprio nella logica per cui l’importante è vincere, non importa con chi, come e perchè. Se un nodo il Pd deve ancora sciogliere definitivamente è quello se essere soltanto la somma delle fallimentari politiche di Ds e Margherita, oppure qualcosa di radicalmente nuovo, in cui per esempio possano sentirsi a casa loro anche le associazioni e i gruppi che quelle politiche hanno criticato da tempo.