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Investimenti, risposta di Dotturbo.

"Ma non stavamo aspettando una legge a tutela del risparmiatore?". Il post pubblicato lo scorso 1 marzo, firmato da Dotturbo, era rivolto al pubblico dei rispamiatori e aveva lo scopo di favorirne l'orientamento nel difficile mondo degli investimenti. Tra i commenti compariva questa domanda, che la redazione ha segnalato all'autore. Ecco le riflessioni che Dotturbo ci ha inviato.

    

La legge più recente promulgata in merito alla tutela del risparmio è stata approvata verso la fine della passata legislatura. Il tema è stato affrontato e, credo, continuerà a esserlo, con un taglio normativo che bada essenzialmente alla questione della stabilità del sistema. Il che, di per sè, non è comunque poco.

Fra i "topolini partoriti da quella montagna" programmatica: governance di Bankitalia, poteri e durata in carica del Governatore, previsioni sanzionatorie aumentate in casi di violazioni normative anche relative al falso in bilancio e comunicazioni sociali, specifiche con riferimento alla documentazione obbligatoria degli intermediari abilitati.

C'è, ovviamente, enorme resistenza a sviluppare una normativa che risolva il conflitto d'interessi di gran lunga più imponente del paese. Il conflitto di interesse costituito dall'intreccio in un'unica figura dei tre elementi del sistema degli operatori professionali del risparmio (rete commerciale che raccoglie le somme, attività gestionale che le amministra, attività intermediaria che compravende in funzione degli ordini di gestione) crea d'altra parte una fonte di reddito oggi irrinunciabile per i gruppi bancari e assicurativi. O meglio, rinunciabile, al costo però di circa venti miliardi di euro annui, utili a mantenere il sistema in stato di floridezza: chiudere dei buoni bilanci, brillanti performance borsistiche, stato occupazionale elevato, contribuire alla fonti finanziarie cui le banche attingono per erogare prestiti.

E' poi in corso di emanazione una normativa europea che varrà per tutti gli stati membri e tocca molti punti d'interesse, dalla consulenza finanziaria alle transazioni internazionali. Anche questi provvedimenti non saranno in grado però di smontare questo oligopolio che, sostanzialmente, fa trasferire ogni anno una cifra immensa dai risparmiatori agli intermediari senza contropartita proporzionale.

A proposito del caso Fassino-Unipol-Bnl: è finita che la banca è andata in mani straniere, Fassino se l'è cavata con uno schizzo di fango e i soli a pagare sono stati Consorte e Sacchetti. Probabilmente in modo relativo, stanti i patrimoni che la stampa segnala si siano costituiti "in giro". E provvisorio, visto che il tempo cancella in fretta i ricordi e permette nuovi "reinsediamenti" a chi ha saputo prendersi e tenere per sè solo le colpe.

 
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