di Patrizio Brusasco
Con il processo iniziato dalla celeberrima Bassanini sul decentramento e dalla successiva devolution, si è resa inevitabile una maggiore azione governativa e legislativa da parte delle amministrazioni territoriali di riferimento, a cui non ha fatto torto, semmai ha incoraggiato e stimolato in tal senso, l'attuale anomalia nazionale di contare ben 5 regioni a statuto speciale, che godono di privilegi e autonomie ormai al di là di ogni logica sopportazione, fremiti leghisti a parte.
La recente possibilità, garantita costituzionalmente, da parte dei poteri locali di discutere e di introdurre nuovi rapporti con il governo centrale capitolino, rientra a pieno titolo nelle finalità riconosciute di perseguire scopi di sussidiarietà, economicità ed efficacia: il 2007, almeno stando alle prime dichiarazioni della presidente Mercedes Bresso, per il Piemonte si apre in tal senso, vale a dire nel tentativo di vedersi riconosciuta una maggiore autonomia governativa, in primis fiscale. " E' necessario - ha dichiarato la presidente della Giunta regionale - completare le riforme con l'attuazione di un vero federalismo fiscale. E' assurdo che una regione confinante con la nostra (la Val d'Aosta, ndr) abbia a disposizione risorse notevolissime per coprire le esigenze dei cittadini e ogni scelta amministrativa e che noi, Regioni a statuto ordinario, copriamo a fatica le nostre competenze di base"; senza contare che "disporre di più risorse - ha proseguito Mercedes Bresso - potrà servirci per non aumentare le tasse pagate dai nostri cittadini o addirittura per diminuirle".