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DONNE E ISLAM: SEGNALI POSITIVI.

di Eva Milano

Quando apri il giornale e ti viene il magone, è bello andare sul sito di Peace Reporter e cliccare sulla pagina delle buone notizie. Ultimamente ho letto di due segnali positivi dall’Islam che riguardano la situazione delle donne.

Lo scorso luglio il re Abdullah in persona ha dato l’ordine di formare delle commissioni di studiosi di diritto familiare per monitorare e punire le violenze domestiche. È successo in seguito al coraggioso appello di Rania al-Baz, una bella giornalista televisiva di Channel One, che si è presentata sugli schermi con i segni delle ferite inflitte dal marito per denunciare la gravità di una situazione troppo diffusa e troppo a lungo tollerata. Rania ha scosso l’opinione pubblica su un tema che negli ultimi mesi sta uscendo dallo stato di tabù. Già allo scorso marzo, infatti, risalgono i primi segnali di una presa di posizione pubblica, in occasione di un workshop sul tema della violenza sociale e domestica. Un primo passo che lascia ben sperare.

La seconda buona notizia viene dal Marocco, dove è stato di recente sfornato il primo gruppo di donne imam. Cinquanta studentesse dell’accademia statale di Rabat ora guidano le preghiere dei fedeli. Pur se con qualche limitazione rispetto agli uomini e talvolta sotto pressioni minacciose, ce l’hanno fatta. E la prima volta che questo succede nel mondo islamico moderno. Se vi interessa, sta per arrivare un documentario della regista Gini Reticker prodotto dalla Pbs, dal titolo Class of 2006.

Una sferzata di ottimismo anche per dire che forse gli islamici non sono così testardi come sembrano, almeno non tutti. Con chi sa cambiare c’è possibilità di dialogo.

Eva Milano

 

Proibizionismo: Nel Kerala la Coca Cola fa la fine di Al Capone!.

Non riesco proprio a immaginare come possano farne a meno. Fatto sta che nello stato del Kerala, all’estremo sud-ovest dell’India, il fronte democratico di sinistra (LDF), attualmente al governo, ha chiesto all'esecutivo di proibire la vendita della Coca Cola e della Pepsi nel paese. Il quotidiano “The Hindu” di lunedì 7 agosto riporta quanto espresso dal portavoce Vaikom Viswan: secondo recenti scoperte scientifiche entrambe le bibite contengono ingredienti pericolosi per la salute.

Gli indiani sono un popolo strabiliante, e immaginare la seduta del parlamento in cui si è dibattuto sull’argomento è fonte di grande divertimento. Da chiedersi se davvero non avessero di meglio da fare. Eppure ognuno ha le sue priorità, il suo programma politico, e tutti i mezzi sono buoni per segnalare un’intenzione.

Da parte mia, che in India ci sono stata, non in Kerala ma da quelle parti, devo dire che di questa notizia mi stupisce principalmente una cosa. Posso immaginare che in India o in qualsiasi altro luogo sperduto dei pochi paesi in via di sviluppo che ho avuto la fortuna di visitare, manchino l’acqua, i medicinali, la corrente elettrica, il cibo. Ma la Coca Cola, giuro, c’è dappertutto. Nel raggio di qualche chilometro si trova una lattina, o almeno uno di quei cartelloni pubblicitari tutti rossi. E credo proprio che quando un indiano vuole togliersi uno sfizio, se può si compra una Coca invece del lassi, che è tanto naturale ma è così poco internazionale. Quanto a noi turisti, la Coca la beviamo eccome, perché si dice che in Kerala bere l’acqua del posto non sia così raccomandabile. Sarà tossica, ma almeno vai sul sicuro...

Almeno una considerazione seria. Tutti aspirano ai simboli del progresso, e quelli che non ce l’hanno a portata di mano lo fanno con un accanimento speciale. Per quanto antipatici siano gli specchietti per le allodole, vietarne arbitrariamente l’accesso non ha senso. L’impronta occidentale crea strani mostri di ibridazione in luoghi come l’India, eppure nessuno ha il diritto di proibire la Coca Cola a chi ha in tasca i soldi per pagarla. Non è il modo di preservare una cultura, se questa era l’intenzione. Ovviamente, se i fantomatici scienziati che hanno scoperto livelli pericolosi di tossicità nella Coca e nella Pepsi sapranno dimostrare la loro tesi, ritiro tutto.

Torino, 7 agosto 2006

Eva Milano