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FOLLIE DI FERRAGOSTO

Un’estate strana, passata ad aspettare e a sentirne di tutti i colori intorno a un delinquente che cerca di farla franca.
Il delirio della Repubblica
Invece che tette e culi dei vip, l’oscenità di una classe politica esibita senza ritegno alcuno; questo potrebbe essere il tweet dell’estate che stiamo trascorrendo. Le pitonesse, il delinquente, i nanetti centrosinistri, i giornalai che amplificano le loro gesta e scrivono articoli che non capiscono nemmeno loro, perfino il Presidente (quello che sembrava aver risolto brillantemente con Monti la fine del berlusconismo) sono tutti personaggi della scena estiva che ci fanno rimpiangere i Fabrizio Corona, le Belem e tutto l’armamentario di attrici e briatorine che popolavano i rotocalchi da spiaggia.
Di solito le loro foto seminudi erano alternate a lunghi reportages sul delitto dell’estate – una volta Cogne, poi Avetrana e così via – dove si intervistava chiunque potesse essere messo anche solo lontanamente in collegamento con qualcuno dei protagonisti della storia.
Però le novelle 2000 erano piene di donne e uomini discinti che facevano finta di farsi sorprendere dai paparazzi. Finivano sui giornali e noi, sotto l’ombrellone, fingevamo di schifare i giornali che si occupavano di queste cose, per andare poi a guardali di sottecchi e invidiare i fortunati che potevano circondarsi di queste creature così perfette da farci sospettare un uso massiccio di Photoshop.

Tutto finito, almeno per adesso: questa estate è occupata dalla smorfia della Santanché, dal faccino piduista di Cicchitto e da tutta quella varia umanità che ci gira intorno, appena spezzata dall’apparizione del delinquente, che alla mattina fa lo statista moderato perseguitato, al pomeriggio l’incendiario che vuole fare saltare il banco. A fare da contorno al piatto principale una pletora di pulcini spelacchiati che pigolando credono di dare un senso alla loro esistenza: demodeputatini di prima nomina che assurgono al rango di statisti e che sciorinano frasi senza senso sull’agibilità politica di uno condannato per il reato più infamante, la frode fiscale; poi passano a parlare con lo stesso tono di giustizia sociale, di moralizzazione, di svolta, di cambiamento. Gente che non sarebbe creduta nemmeno dai parenti se non fosse che sperano di trarre qualche giovamento dalla botta di culo del loro congiunto.

Poi il Colle, sempre più simile alla Sibilla cumana, con i suoi messaggini interpretabili alla bisogna e talmente elusivi da sfiorare il ridicolo: “le sentenze vanno rispettate”, ma va? Quel dico-non dico che permette a chiunque di leggerci ciò che vuole, permettendo ai giornali di scrivere paginate di dichiarazioni dove si legge tutto e il suo contrario.

Molti editori (quelli del Fatto non mi risulta) si lamentano del calo delle copie di quotidiani vendute: gli Italiani – dicono – si informano sempre meno. Non credo che sia vero, gli Italiani non si informano più leggendo i quotidiani, nemmeno quelli che amavano: troppo faziosi, troppo elusivi e troppo squallidamente ancorati agli interessi dei loro padroni. Anche a Repubblica ha vinto lo stile Mediaset, anche lì il berlusconismo ha prima fatto scuola e poi trionfato. Perché comprare e leggere l’imitazione se abbiamo a disposizione gli originali?
L’estate finirà, purtroppo a breve, arriverà l’autunno e cadranno fogli e foglie. Ho idea che si faranno i conti per davvero e non saranno a saldo zero.

Mariano 
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