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CASO FIAT: UNA PROPOSTA AI RAPPRESENTANTI PUBBLICI

Una variante urbanistica per bloccare speculazioni su Mirafiori.
Le dichiarazioni di Marchionne sul trasferimento della monovilume in Serbia hanno finalmente msso bene in chiaro quali sono le linee di sviluppo lungo la quali si muove la FIAT: quelle del capitalismo assitito. Non c'è bisogno di essere comunisti o estremisti per affermarlo, basta guardare il comportamento della FIAT in questi anni e l'evoluzione di questi ultimi mesi.

Prende a pretesto una situazione difficile, quella di Pomigliano, generata da quell'impasto fra favori e pratiche mafiose che hanno fatto comodo innanzitutto ai  vertici aziendali e a qualche privilegiato del sindacato, per tentare di costruirsi un sindacato su misura, alla maniera di Valletta, e mettendo i lavoratori di fronte a un ricatto, incomprensibile nella sua sostanza, ma evidentissimo nel contesto del nuovo ruolo che ha assunto la FIAT dopo l'alleanza con la Chrysler. Fanno il referendum, lo vincono, ma non basta ancora. D'altra parte la partita non era quella: era l'obbedienza sindacale e il totale asservimento della politica, locale e nazionale, per paura di chiusure di stabilimenti e licenziamenti di massa.

Ora la storiaccia di Mirafiori, senza neppure più scuse, ma con la giustificazione vera: nel mondo globalizzato si produce dove si spende meno, si spende meno dove si pagano poco i dipendenti, si pagano poco di dipendenti dove non sono organizzati in sindacati veri e poi si usufruisce di finanziamenti pubblici che riducono l'impatto finanziario dell'invesitmento (Pomigliano, Termini, Melfi, Mirafiori, tutti esempi italiani dell'intervento con soldi pubblici..). Soprattutto una forte commistione col potere politico, affinchè sia sempre pronto a soggiacere alle politiche dell'azienda.

Per esempio, pagando a caro prezzo aree industriali dismesse, com'è accaduto cinque anni fa a Torino con uin pezzo di Mirafiori e il campo volo di Collegno, acquistati da Comune, Provincia e Regione in cambio di una linea di Nuova Punto negli stabilimenti cittadini, impegno già disatteso, cali del mercato!
Per esempio coinvolgendo il Comune, la Regione e l'Università nell'operazione di riconversione del Lingotto, dove ancora oggi i tre enti pubblici tossiscono fior di quattrini per sostenere le gallerie commerciali.

Sedere al tavolo delle trattative con Marchionne che ha già mostrato la pistola (Serbia) per rendere chiaro a tutti chi comanda e chi detta le condizioni potrebbe essere l'ennesimo episodio di sudditanza del potere pubblico a un'azienda che si è davvero globalizzata e che sta sviluppando strategie industriali che tagliano fuori l'Italie e tutti i luoghi da cui non riesce più a dragare risorse pubbliche.
Anche il potere politico, che rappresenta l'interesse collettivo e opera in nome di questo, deve giocarsi le sue cartucce, quelle che ha in mano per effetto di essere la rappresentazione di un paese europeo, con leggi certe, dinamiche economiche trasparenti e prerogative definite dalla Costituzione per la gestione del suo territorio.
Se fossi io a decidere, mi presenterie all'incontro di mercoledì con la delibera di avvio di una variante urbanistica che trasforma le aree della FIAT di Mirafiori in bosco urbano, con vincolo a lungo termine. Questo non per sostituire un bosco alla fabbrica, ma per far conoscere all'interlocutore che di speculazioni sui terreni e sugli immobili di Mirafiori non se ne parla proprio. Nè oggi, nè mai... e per buon peso chiederei anche alla Regione di togliere dall'accordo di programma per il salvataggio della Pininafarina giusto la clausola che rende edificabile il terreno dell'azienda, trascorsi sei anni.
Marchionne usa gli strumenti che ha a disposizione (compresi licenziamenti, delocalizzazioni, relazioni sindacali di cent'anni fa, speculazione finanziaria) per realizzare l'obbiettivo di realizzare profitti per la FIAT. Passata la buriana, la FIAT busserebbe, come ha fatto tante volte in passato, alle porte del Comune, della Regione, dello Stato per valorizzare al meglio il suo patrimonio, come già indica nel suo bilancio.
I rappresentanti degli enti pubblici debbono perseguire con la stessa tenacia l'interesse pubblico (il lavoro, il rispetto, la civiltà, il progresso, la ricchezza e la varietà), non pietire ulteriori prebende che tutti pagheremmo a caro prezzo.
Una variante su Mirafiori potrebbe non bastare, sarebbe però un segnale alla FIAT: signori, si cambia!
Se la proposta interessa a qualcuno, se ne può ragionare nel dettaglio e confezionarla in fretta.

Mariano 
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