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LA BELLA SCUOLA

Anche per i bambini di tre anni questi sono i primi giorni di scuola. Alcuni di loro, accompagnati da genitori trepidanti e un po’ distratti - accolti da maestre forse con poco coraggio - cominciano nel peggiore dei modi la loro avventura nel magico mondo dell’istruzione…

Antefatto
: una scuola materna, costruita negli anni ‘70, perde i pezzi (alcuni dei quali di amianto). Dopo anni di incuria e di menefreghismo gli amministratori comunali se ne accorgono – forse perché qualche costruttore loro amico ha manifestato interesse per l’area – e decidono di affrontare il problema. Come? Chiudendo la scuola e smistando i piccoli allievi in due scuole elementari, una molto vicina, l’altra leggermente più lontana.
Una sparuta minoranza di genitori manifesta qualche preoccupazione e chiede garanzie sui tempi e sulla qualità dei locali nei quali i loro pargoli passeranno 8 ore tutti i santi giorni feriali dell’anno scolastico. Sono preoccupati perché poco lontano sorge (si fa per dire) un edificio che ha subito quattro anni prima sorte analoga: trattasi di una scuola media – chiusa per una ristrutturazione che avrebbe dovuto concludersi in due anni e i cui lavori sono fermi da tempo immemorabile – i cui allievi sono stati deportati in altro edificio per non rivedere più la scuola di partenza nel loro corso di studi.
Dunque, temono che i loro bambini vivranno nella provvisorietà tutto il loro periodo di scuola materna, vorrebbero garanzie sull’agibilità, sulla sicurezza, sull’accessibilità e sull’adeguatezza dei locali dove andranno a  scuola. Dirigente scolastica e insegnanti statali tacciono, la maggioranza dei genitori anche, il Consiglio di Istituto vacilla ubriacato dalla chiacchiera del sindaco. Finisce l’anno scolastico e arriva l’estate, i genitori ribelli – tacciati dal sindaco come pericolosi agitatori di professione – raccolgono firme su una petizione che chiede garanzie e sicurezze. Successo…

Oggi: frenetici lavori di adeguamento delle scuole destinate ad ospitare “provvisoriamente” i bambini sfrattati. Si concludono in tempo per l’inizio dell’anno scolastico (complimenti ai tecnici comunali!). Inizia la scuola e tutto appare in ordine, solo che…
I bambini della scuola materna sono al primo e secondo piano dell’edificio. Per andare in cortile debbono passare dalla scala di sicurezza, per accedere ai bagni c’è un gradino, le finestre si aprono verso l’interno all’altezza della loro testolina. Impossibile per un disabile (anche se è il genitore di un bambino) accedere alla struttura  e così via. D’altra parte in due mesi non era certo pensabile che si mettessero dei locali, che erano uffici e aule universitarie, in condizione di ospitare al meglio bambini dai 3 ai 6 anni. Eppure avevamo suggerito che spostassero in alto le classi elementari per far posto al piano inferiore alla materna, non è che ci volesse quella gran conoscenza dell’edilizia scolastico per sposare questo semplice accorgimento!
Intanto il sindaco – sempre più alle prese con una profonda inadeguatezza, sua e dei suoi collaboratori – strepita sui giornali e, di fronte alla ripresa in grande stile delle proteste dei genitori, minaccia querele e iniziative che resteranno (come d’abitudine) incagliate nella sua chiacchiera strabordante e inconcludente. Le associazioni si stanno muovendo ed è prevedibile che sentiremo parlare della storia ancora a lungo. La dirigente scolastica continua a tacere e le maestre – a quanto pare – anche. Forse pensano di trattare la questione lamentandosi fra loro per i lavandini troppo alti o per i cessi senza privacy, chinando la testa appena qualche scarsetta le minaccerà di chissà quali rappresaglie (in città i demos di governo, si sa, sono vendicativi). Si attende che la protesta si sopisca, all’italiana…

Morale: chi ne fa le spese sono i bambini, sballottati fra genitori che fanno (per fortuna pochi) più attenzione a che vestito mettere che a a dove vive il pargolo quando loro sono al lavoro e istituzioni che non sanno più assumersi delle responsabilità.
Che non sanno che la buona scuola – quella che fa crescere bei cittadini – si fa in belle scuole, a misura di bambini, insieme a belle maestre, competenti, capaci e soddisfatte di dove sono e di quello che fanno.

Mariano
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