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MALITALIA

Sarà la crisi, sarà l’individualismo sfrenato, sarà l’indole nazionale, ma lo sprofondo italico c’è anche nelle relazioni quotidiane
L’effetto grom
Accendi la radio e senti la giornalista del principale canale nazionale che parla della nazionale francese (hanno la maglia blu, calciatori, rugbisti e altri) e li chiama “i blues” (sì, proprio come la musica del neri). Ripete più volte la cazzata, sicura e tranquilla, tanto chi vuoi che si accorga che ha sbagliato a leggere e che è talmente ignorante e sciatta da non rendersi nemmeno conto dell’errore. Forse un giorno qualcuno segnalerà a lei e ai suoi colleghi – tra i pochi lavoratori a essere ancora profumatamente pagati a garanzia e premio della loro professionalità – che i Francesi chiamano i loro nazionali “les bleus”, dal colore della divisa. Proprio come noi chiamiamo i nostri “azzurri”. Correggersi, informarsi, far sorgere qualche dubbio? Ma va, non sono pagati per questo, ci vorrebbe il sindacato a rivendicare qualche benefit ulteriore.
Sei un bravo cittadino, rispettoso delle regole e delle leggi, dunque ti documenti per “essere a posto”. Cosa trovi nella maggior parte dei casi? Leggi scritte coi piedi, piene di rimandi, di eccezioni (per i furbetti), di frasi così “interpretabili” che sai già che saranno pane per avvocati... se solo le parti non riusciranno a mettersi bonariamente d’accordo, magari con qualche mazzetta per ungere.
Tempi certi? Nessuno, quando sono indicati non c’è la sanzione per chi non li rispetta. Mica siamo un paese forcaiolo, un po’ di comprensione, che diamine! E così tutti se ne sbattono, rimandano a domani, aspettano l’ultimo giorno in attesa della proroga. Se non arriva, proteste e recriminazioni di ogni genere, come se fosse normale. Regolamenti, pratiche amministrative, pagamenti? Uguale: se conosci hai delle chances, sennò nisba. Se questo comportamento produce dei danni non c’è problema, nessuno pagherà, nessuno sarà chiamato a rispondere.
Il giornale deve chiudere, pazienza se il titolo non c’entra nulla con l’articolo. Pazienza se c’è qualche notizia scritta in modo così criptico che nessuno riuscirà a capirne il senso e la portata: il cliente del giornalista italiano non è il lettore, semmai l’editore, il partito politico che appoggia, al massimo i grandi inserzionisti di pubblicità. Qualche esempio? Epidemia di Ebola: qualcuno ha capito come si manifesta la malattia e com’è il suo decorso? Senato rottamato: quanti giornali hanno informato i loro lettori sulle ulteriori “letture” della legge e sulle tempistiche della sua approvazione definitiva, con tanto di eventuale referendum? Pochi, i più danno per scontato che con agosto il Senato elettivo sia finito e questo messaggio lo trasmettono ai loro lettori. Sciatti, sciatti e colpevolmente sciatti.
Poi pensi alla casta che a settembre eleggerà sé stessa a comporre la Città metropolitana (la provincia cambiata di nome), che se ne va in ferie come se niente fosse con un paese sempre più a pezzi e Mr Bean a ripetere stancamente i suoi mantra pubblicitari con le due gattemorte a fargli da contorno. Pensi alle banche, capaci oramai di finanziare solamente chi non ne ha bisogno, trasformati nella parodia di ministeri che paralizzano economia e iniziativa.
Pensi a quel grappolo di commesse – certamente sottoposte a turni duri – che non si sono degnate di considerare la coda di clienti che attendeva i loro servizi, continuando bellamente a chiacchierare e a fare altro. Ogni tanto uno sguardo alla coda che si assottigliava perché i clienti, innervositi dall’attesa, tornavano a posare la merce per uscire a mani vuote dal negozio. Le troveremo presto in corteo a lamentare la chiusura dell’esercizio e a rivendicare lavoro e dignità?
Pensi alle vicende dell’Alitalia, privatizzata  a caro prezzo (per noi contribuenti) qualche anno fa  e di nuovo da finanziare per regalarla agli Arabi. Leggi le condizioni strappate per i lavoratori della compagnia e vorresti tanto che lo facessero tutti i cassaintegrati e quelli in mobilità, così smetterebbero di lamentarsi su fb per incazzarsi per davvvero. 
O pensi a tutti noi quando giriamo la testa dall’altra parte sperando che altri abbiano il coraggio di fare quello che andrebbe fatto…, perfino quando facciamo la coda per un gelato di marca e siamo ben consapevoli che la nostra attesa è forse uno stratagemma pubblicitario che consuma il nostro tempo per incrementare gli affari altrui.
Mariano
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