Rottamando…
Arrivano le 20 e sullo schermo scorrono le immagini del telegiornale, il TG1: un quarto d’ora di Renzi, delle sue prodezze, dei suoi annunci e delle sue polemiche. Intorno i ministri e le ministre valletti/e a fare da riempitivo silenzioso e sorridente. Qualcuno dei pazienti in attesa sbuffa, qualcun altro si limita a prendere in mano la rivista che aveva appena posato, altri ancora si stampano sul volto l’espressione standard di chi sta aspettando che finisca.
Nessuno che mostri una qualche attenzione al TG, erano più attenti ai quiz di Conti che c’erano prima. I più svelti fra i pazienti cercano con gli occhi il telecomando, ma non riescono a trovarlo: mica lo lasciano lì alla portata di tutti, bisogna chiederlo alla signora che disciplina il traffico e placa gli esasperati dalla prolungata attesa. Questo lo scopriremo solo dopo qualche tentativo di ricerca. Intanto la gente sbuffa, fa altro, quelli con accompagnamento umano commentano a bassa voce.
”Tute bale”, la mirabile sintesi viene da un sessantenne che si sente forte perché sta per toccare a lui: ci abbandonerà e con noi lascerà anche la celebrazione finto-regime di una bufala italiana. La telecamera inquadra la pancetta dei premier, cresciuta a dismisura in questi mesi di esercizio del potere e di lievitazione dell’Io, così il solito simpaticone continua: “Andè avanti parei, a riva a Natal ch’a l’è gros come an balun. E dopo ‘a scopia. Alura, povri nui!”.
L’assistente dell’oculista interrompe i suoi commenti: venga, tocca a lei. Raccatta le sue cose e ci saluta con un sorriso e un ultimo commento: “Sun propri fol, l’ai vutalo co mi, sun fame piè par al cul n’autra volta. Pasiensa…”.
Nel mentre la platea dei pazienti in attesa ha chiarito la questione telecomando con l’assistente, ma non c’è più bisogno di cambiare canale. Gli ultimi minuti del TG sono occupati dalle “notiziole internazionali” che danno conto dei venti di guerra e dimostrano l’inutilità di un paese come il nostro. La celebrazione renziana è già dimenticata, gli ultimi minuti sono per le cose serie, mica le michiate che invecchiano mentre le spari.
Perché il bello di noi Italici è che abbiamo davvero la memoria di un pesce rosso. Così assuefatta a cancellarsi ogni sera da far invecchiare prematuramente qualunque velleità di cambiamento.
Perfino quando è una bufala.
Mariano