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RUMORI

Non sopporto più di stare in locali pubblici dove tutti urlano... perché lo fanno?
Grida che ti passa
Ristorante abbastanza affollato, decentemente allestito e insonorizzato, confortevole alla vista, camerieri gentili. Buon servizio e cibi apprezzabili, la compagnia anche. Vicino al tavolo una comitiva ride e scherza con urla, applausi, scambi di battute e discussioni da far invidia a un concerto di Vasco. Risultato: tutti gli altri avventori cominciano ad alzare il volume della voce per sovrastare l’indegno baccano che proviene dall’allegra combriccola. Dopo dieci minuti il ristorante è diventato una bolgia.
I cibi non li apprezzi più, la compagnia degli amici neanche. Hai solo voglia di finire per andartene fuori da quella baraonda e perfino la felicità della compagnia ritrovata scema di fronte all’urgenza di placare il fastidio insopportabile. L’allegra comitiva alza ancora di più il volume  adesso le signore festeggiano il compleanno di una di loro con strilli e  risate a squarciagola, alzando così ancora di più l’asticella della baraonda.
Tutti gridano e nessuno ascolta, non serve: per esserci basta strillare, spingere il volume all’eccesso, ridere sguaiatamente a un volume che susciti l’attenzione di tutto il resto del locale.
Nella fase ascendente della baraonda avresti voglia di battere i pugni sul tavolo per zittire la comitiva che rumoreggia come se fosse sola nel locale, incurante degli altri e delle elementari regole di buona educazione. Poi ti aspetti che lo faccia il gestore del locale, giusto per salvaguardare gli altri clienti dalla cafonaggine di una piccola minoranza. Niente, nessuno fa niente e la serata si avvia, appunto, verso la sua triste fine annunciata.
Mentre il caos non accenna a diminuire, finisci rapidamente la cena, rinunci a chiacchierare con i tuoi amici, rinunci agli sguardi di disapprovazione verso i responsabili del disagio (se ne sbattono allegramente), cominci a guardare l’orologio perché te ne vuoi andare. Nessuno ascolta più niente, non è in grado, si vede che tutti sono infastiditi e irritati, ma tutti (compreso me) si aspettano che qualcun altro intervenga. Evidentemente nessuno interverrà! Finalmente esci.
Ti riprometti di non tornare più in quel posto dove avresti potuto stare bene – gli ingredienti c’erano tutti – e invece sei stato così male. Per via dei cafoni che hanno impunemente fatto tutto quello che volevano, rovinando la serata a te e agli altri.
Non è un po’ una rappresentazione dell’Italia d’oggi?
Mariano
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