Primarie e politica
Intendiamoci: la partecipazione è di una tale consistenza da ammirare l’abnegazione dell’organizzazione e quella degli elettori che hanno dedicato il tempo e due euro per essere parte di un evento entusiasmante come al solito. Un incasso di oltre sei milioni di euro rappresenta un altro bel risultato per PD, SEL e PSI, così come un bel risultato è garantito dall’emersione dall’anonimato di figure come la Puppato e lo stesso Tabacci, da premiare anche per la simpatia. Finalmente nel PD si intravedono componenti ideali e programmatiche certamente contraddittorie, ma che testimoniano una vivacità che non era mai emersa con questa chiarezza.
Poi c’è Renzi: all’inizio non lo sopportavo, soprattutto per quell’aria da guascone ad oltranza, poi perché preferisco personaggi politici fortemente ancorati al mondo delle professioni e dei lavori, capaci di praticare con coraggio la biodegradabilità del ruolo e vivere il ritorno al proprio lavoro come la fine dei una fase della propria vita e non come un fallimento catastrofico. Di rampanti che vivono di politica – perciò diversamente sensibili alle lusinghe elettorali – ne conosco troppi e non me ne piace nessuno. In questi ultimi giorni mi è diventato più simpatico, per le rottamazioni già ottenute e poi perché la chiesa e le borse gli preferiscono Bersani.
Spiace per Vendola, forse sperava in un risultato migliore, ma sinceramente gli è andata anche meglio del previsto, visto il progressivo dissolversi di SEL, incapace di scegliere se essere un satellite del PD o una alternativa capace di coagulare giovani e nuovi bisogni sociali. Adesso, per un’altra settimana saremo tormentati dal confronto/scontro Renzi /Bersani, tanto non abbiamo nessun altro problema più grave da affrontare e risolvere…
Intanto il resto della sinistra, e non solo, si consuma fra appelli, personalismi e attese del Messia (adesso si parla di Ingroia che torna in Italia a fare il Di Pietro), gli ecologisti fanno cose egregie (vedi Bonelli a Taranto), ma fra loro c’è chi pensa subito a vanificarne i vantaggi mendicando qua e là al PD qualche posticino alla stregua dei partiti satellite (pratica politica che ha già ridimensionato in passato i Verdi nostrani), quando sarebbe invece ora di alzare la testa e lavorare a un movimento grande, forte, autorevole e indipendente.
“Prof, lei cosa vota alle primarie?”, mi hanno chiesto parecchi miei studenti la settimana scorsa. “Io alle primarie non vado a votare per due motivi: senza una legge elettorale è difficile che chi vince sia davvero il prossimo premier, dunque non voglio subire altre delusioni. E poi, per votare alle primarie, occorre sottoscrivere la Carta di Intenti del csx e io non la condivido”.
Così ho fatto e farò. Con tanto dispiacere e un po’ di coerenza.
Mariano