Le vittime della boria

Ricorderete anche che intorno al tema si erano sviluppate discussioni anche importanti, riassumibili nel tentativo di rispondere alle seguenti domande:
fino a che punto è giusto che lo Stato intervenga a farsi carico di accordi fra privati (intesi come lavoratori in attesa di pensione e imprese che li lasciano a casa in cambio di un’indennità che ne consente la sopravvivenza fino, appunto, allo scattare della pensione)? Nel caso malaugurato di risposta negativa, in che modo si interviene per garantire un corretto transfer dal regime pensionistico precedente (quello su cui i privati si erano accordati) a quello disegnato con la recente “riforma”? Qual è il ruolo del governo nell’accompagnare la “riforma” alla sua completa realizzazione riducendo al minimo l’impatto sociale proprio su coloro che più rischiano?
La professoressa ha immaginato che la ricetta disegnata sei mesi fa e la ripetizione ossessiva – come un mantra – delle cifre e degli slogan ideologici bastasse a sopire qualunque opposizione e a rispondere a qualunque obiezione. Sinceramente non c’è da stupirsi: anche noi, se avessimo trascorso tutta la nostra vita al riparo dell’Università , con una carriera disegnata da scatti progressivi senza alcuna valutazione del merito e delle prestazioni, illicenziabili per definizione e non esodabili, ma anzi attaccati alla seggiola ben oltre l’età pensionabile… anche noi faremmo e penseremmo così.
Solo che il contesto è un altro e il sogno del “miracolo del professori” si schianta contro una boria che impedisce loro di comprendere che anche le decisioni più difficili vanno condivise, che tutti potrebbero dare un contributo e che la ragione non ce l’ha in tasca chi tiene il mazzo.
E’ vero che questo governo viene dopo un incubo e che ne disegna la fine. Non fosse altro che per questo dobbiamo essere felici che l’epoca berlusconiana sia finita. Ma questo ragionamento non basta più a farci inghiottire, oltre alle “riforme” a senso unico, anche la boria e la supponenza di chi pretende di dare lezioni senza averne i titoli.
Un’autocritica della Fornero sarebbe apprezzata, invece lei si scaglia contro l’INPS perché ha pubblicizzato i dati, invece di nasconderli. Dato che avrebbe dovuto farlo lei - magari scusandosi e indicando le soluzioni al problema finalmente uscito allo scoperto - il suo comportamento è ancora più deplorevole.
Forse è giunto il momento che se ne vada.
Mariano