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ACQUA PUBBLICA: TRA LE PAROLE E I FATTI


Da qualche mese a questa parte il tema dell'acqua bene comune ha finalmente "bucato" i media per assurgere all'attenzione della parte più attenta dell'opinione pubblica. 
E' davvero un bene, perché il ritardo sulla questione andava accumulandosi pericolosamente.
Solo che una certa superficialità nell'affrontare la questione, insieme alla necessità di comunicare il tema con poche frasi incisive, rischiano di produrre un gigantesco abbaglio. Tanto più drammatico visto che si sta avviando una campagna referendaria ed è bene che i cittadini sappiano con esattezza e concretezza di cosa si sta parlando. Sennò si finisce per cadere preda dei politicanti venditori di illusioni.
Infatti un conto è proclamare che l'acqua è un bene comune e tale deve rimanere, per poi farla gestire da società pubbliche e private che fanno lucro (questa è la condizione della maggior parte dei comuni oggi). 
Altro è rivendicare una gestione pubblica dell'acqua per attivare gli investimenti che servono a manutenere le fonti e a ridurre le dispersioni e gli sprechi. Senza fini di lucro, cioè senza che la speculazione produca condizioni per cui si adopera l'acqua per ripianare i bilanci in deficit o reperire risorse per alimentare spese faraoniche.
"Chi si loda s'imbroda" dice il proverbio. Ma voglio lo stesso proporvi un mio articolo sul tema che risale al 2003, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
Mariano
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