Non passa giorno che qualche illustre studioso non ci ricordi che il futuro dipende in larga parte dal sistema di istruzione e formazione delle giovani generazioni. In altri termini dipendono in larga parte dall’efficienza e dalla qualità scuola le possibilità che i nostri giovani avranno di realizzare qualcosa di buono nella loro esistenza, singolarmente e collettivamente. Ma ci vuole una scuola all’altezza, capace di fronteggiare la complessità del mondo d’oggi, con insegnanti preparati e motivati, poco incrostata di privilegi e molto attenta alle dinamiche, che premia il merito e la passione. Una scuola senza raccomandati, dove si entra con prove selettive pubbliche, dove gli orari sono funzionali alle esigenze della didattica, così come l’articolazione dei servizi, dove gli allievi e gli studenti possono trovare il meglio della tecnologia e delle tecniche di apprendimento. Dove la famiglie, invece di prendere le parti dei frugoletti contro gli insegnanti, cooperano e collaborano alla loro educazione. Dove gli insegnanti smettono di lamentarsi e accettano di essere a loro volta valutati e utilizzati al meglio delle loro possibilità .
Per fare questo occorre un paese onesto, occorrono soldi e volontà . Mentre gli allocchi gioiscono per l’aumento dei bocciati, per il grembiulino e per le altre sciocchezza introdotte dalla Gelmini per mascherare i tagli massicci, crescono l’ignoranza, l’incapacità di studiare e di stare attenti, la voglia di credere che sapere è benessere, il senso di contribuire a determinare la cultura di una nazione.
La nostra Regione destina da una parte oltre 100 milioni di euro per l’esercizio del diritto allo studio - rette, trasporti, libri, fra le voci finanziate -, mentre appare decisamente in ritardo nella promozione della qualità della didattica, delle struttura e dell’innovazione. La scuola del Piemonte ha bisogno di una legge che recepisca i contenuti del federalismo e che li coniughi con una scuola al passo coi tempi, accogliente e competente.
Mariano Turigliatto