di Guglielmo Riccardi
erve un nuovo contratto di lavoro, valido per tutti. Lo ha ribadito a gran voce il professor Pietro Garibaldi, mattatore dell’incontro che mercoledì sera ha riunito nella sala "Pasquale Cavaliere" di via Palazzo di Città 14 un gruppo di persone curiose di saperne di più su "l’idea di riforma degli ammortizzatori sociali" che rappresentava il tema dell’incontro.
Garibaldi, fresco autore assieme a Tito Boeri del volume "Un nuovo contratto per tutti", s’è confrontato con il vicepresidente dell’associazione Professionisti di outplacement, Luigi Viacelli e con il consigliere regionale del gruppo "Insieme per Bresso", Mariano Turigliatto. Ha moderato la serata il giornalista de "La Stampa", Marco Sodano.
"Il mio è un libro di proposte che parte da un’analisi - ha premesso Garibaldi -: in Italia, negli ultimi dodici anni, si sono registrati 4 mila nuovi posti di lavoro, diversi da quelli che avevano i nostri genitori e perciò atipici". Un’atipicità che regna sovrana tra gli attuali rapporti di lavoro: "Due milioni sono i contratti a termine, mentre è di un milione 600 mila il numero dei lavoratori parasubordinati che solo sulla carta svolgono un’attività autonoma", ha aggiunto il docente torinese. Spiegando che appena il 10 per cento della prima categoria e solo il 5 per cento della seconda riesce poi a trasformare il rapporto di lavoro in un tempo indeterminato. Garibaldi ha perciò sostenuto la necessità di "cercare standard minimi da applicare a ogni contratto". Un nuovo contratto che deve essere subito a tempo indeterminato e con un’indennità fino ai sei mesi nei primi suoi tre anni. "Anche in Italia - ha ribadito - dovrebbe esserci un salario minimo orario, così come avviene ovunque".
Luigi Viacelli ha in primis spiegato la natura dell’associazione di cui è vicepresidente. "Non creiamo nuovi posti di lavoro - ha detto -, ma troviamo lavoro". Nell’ultimo anno a Torino sono stati 370 mila i nuovi avviamenti al lavoro (interinali compresi). "Siamo i più bravi a trovare lavoro - ha insistito Viacelli - anche perché abbiamo capito una cosa fondamentale: per chi è senza lavoro, i servizi sono più importanti del sostegno economico". Il numero due di Professionisti di outplacement ha quindi sciorinato un piccolo vademecum per chi si trova di botto senza lavoro: "Prima di tutto - ha spiegato - occorre digerire quanto è accaduto, magari con l’aiuto di qualcuno che ci aiuti a ritrovare una direzione. Poi è il momento di riorganizzare la propria vita in base a obiettivi di lavoro che siano congrui e realizzabili. A quel punto si possono fare dei ragionevoli tentativi di trovare loro e occorre non smontarsi di fronte ai primi no".
Non ha nascosto le difficoltà che la politica incontra oggi quando affronta le tematiche relative al lavoro. Mariano Turigliatto è partito da una considerazione forte: "Oggi in politica quando le cose vanno male ci si affida agli slogan, quando vanno bene si rimasticano formule già adottate e perciò vecchie", ha esordito il consigliere regionale. "In ogni caso - ha proseguito - si tratta di modelli autoreferenziali che non si interfacciano con la realtà". Turigliatto ha sostenuto la necessità di riordinare il welfare, di pensare anche a formule finora mai utilizzate ("Siamo sicuri che in certi casi la formazione sia sempre meglio di un sussidio?") e di affidare alla politica la necessità di creare nuove strutture. "Noi vogliamo realizzare davvero un manifesto che provi a orientare la riforma degli ammortizzatori sociali". Perché ce n’è grande necessità: "E’ evidente l’attuale inadeguatezza del mondo politico. Lavoreremo per andare oltre e chiediamo a chi si occupa di lavoro di darci una mano a raggiungere l'obiettivo".