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Tutti in business.

 

di Eva Milano 

Altri grandi esempi di strategie politiche da cicale, questa settimana! L'esempio di oggi nasce da uno spunto fornito da Stella e Rizzo sul Corriere del 24 luglio, che riportiamo di seguito. Il tema è quello delle scelte del Governo in merito al bilancio del Senato.  Anziché diminuire, i costi previsti salgono.

In effetti che i senatori siano privilegiati nel trattamento lo conferma un deputato, "l'umiliato" Emerenzio Barbieri, che lamenta la disparità di trattamento in un articolo del 25 luglio su Libero. I senatori volano in business class e i deputati in economica? Che scandalo!

Le priorità di quel deputato non sono le mie. Lui non rappresenta gli italiani che lavorano duro, se serve per far quadrare i conti di tutti i giorni. Dovrebbero viaggiare in economica anche i senatori. Dovrebbero andare a piedi, anzi, visto che c'è da risollevare un paese in ginocchio. Sarà pure il caso comico della settimana anche per un giornale come Libero, ma vorrei sapere cosa ci fa lui lì alla Camera, uno che non ha la grazia di tenere per sé i commenti idioti. Va bene, non è l'unico, pensa a Bossi con l'inno. Però che nervi.

"Quattro milioni l'anno: tanto il Senato avrebbe risparmiato grazie alla riduzione dei gruppi parlamentari. Il calcolo l'aveva fatto l'Ansa, quarantotto ore dopo le elezioni, citando «fonti parlamentari». Quattro milioni: sui circa 600 che ogni anno spendiamo per la Camera alta non è una gran cifra. Ma sarebbe stato sempre meglio di niente. Invece di quei quattro piccoli milioni, nel bilancio che il Senato approva oggi, non c'è nemmeno l'ombra. Anzi. Nonostante il numero dei gruppi si sia dimezzato, passando da 11 a sei, e quest'anno ce ne siano stati quindi cinque in meno per otto mesi (la nuova legislatura è iniziata il 23 aprile), spenderemo addirittura 750 mila euro in più. Il conto salirà dai 39 milioni 350 mila euro del 2007 a 40 milioni 100 mila euro: è scritto nero su bianco a pagina 65 del bilancio. L'aumento è dell' 1,91%, superiore anche a quell'inflazione programmata che doveva rappresentare il limite invalicabile delle spese. Chiamiamola col suo nome: un'autentica beffa".

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