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LA NOTA SUL CONSIGLIO.

di Patrizio Brusasco

La seduta consiliare della settimana appena terminata ha avuto un ordine del giorno caratterizzato principalmente dalle recenti vibranti polemiche innescate dalla scelta degli organizzatori della Fiera del Libro di Torino di avere come ospite d'onore lo Stato di Israele, che compie sessant'anni di vita.

Se la scelta ci pare legittima e giustificata, per di più considerando l'aspetto meramente culturale della manifestazione, ma pur non potendo chiudere gli occhi di fronte all'evidente impatto politico di ogni scelta per così dire prettamente culturale, e ancor più in questo delicatissimo specifico caso, è altrettanto vero che non si poteva non considerare la forte probabilità di acri polemiche riconducibili a tale scelta: e forse, volendo essere diabolici, una qualche pur forma di lancio pubblicitario della manifestazione, a forte impatto polemico, una sorta di marketing della letteratura, non deve essere andato misconosciuto alla macchina organizzativa: della serie, la cultura è nobile per antonomasia, ma pecunia non olet (citazione dotta quanto mai opportuna!)

Come dimenticare poi le "tavole di proscrizione" di questi giorni, che hanno riguardato i docenti ebrei in cattedra presso alcuni atenei italiani, compreso ovviamente quello subalpino, nonché le dichiarazioni infelici di alcuni esponenti della politica locale che hanno mostrato il fianco a tutta una serie di ovvie critiche e polemiche, al punto, in uno specifico caso, da invogliare il New York Times a telefonare a un rappresentante del Consiglio regionale di maggioranza!

Ieri all'ora del tè, si è consumato un provvidenziale incontro tra gli organizzatori della Fiera torinese, le associazioni arabe e alcuni politici locali, tra cui gli assessori alla Cultura della Regione Piemonte e del Comune di Torino, Gianni Oliva e Fiorenzo Alfieri, e alla presenza di alcuni centri sociali che hanno creato, per fortuna, solo qualche infondata preocupazione alle forze di polizia.

Si è cercato, nel corso dell'incontro di spiegarsi, rimarcando il mero fatto culturale della grande kermesse subalpina; e se è vero che si è ritenuto il boicottaggio un non senso, è altrettanto vero che qualche intellettuale arabo si è detto pronto a organizzare un qualche evento parallelo che tenga conto anche della realtà palestinese.

Anche in Consiglio regionale, nei vari ordini del giorno presentati da maggioranza e opposizione, è prevalsa ovviamente la logica del dialogo interculturale contro il temuto muro contro muro, ritenendo l'inasprimento dei toni sull'argomento una gonfiatura e una forzatura ingiustificata, anche e ovviamente massmediatica.

Qualcuno ha puntato poi il dito contro la cosiddetta sinistra estrema, ma il clima in aula consiliare era decisamente di proficuo e costruttivo dialogo, nonché di comprensione di un evento che rimane, nella sua specifica sostanza, prettamente culturale.

Mariano Turigliatto ha parlato, nel corso del suo intervento, di puro "boicottaggio all'intelligenza" più che di reale vicenda, stigmatizzando come spesso nel nostro paese tutto tenda a politicizzarsi, con l'ovvio rischio di perdere pregiudizialmente di vista la vera natura del dibattito e dell'oggetto in questione.

 

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