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Carbone, il combustibile... del futuro.

La seconda parte delle risposte di Dotturbo sul tema biodiesel e affini. Anna chiede a Dotturbo di continuare a scrivere sul tema dell'energia. In effetti non si può darle torto, l'argomento è di estremo interesse per il nostro futuro e, come abbiamo visto, le sorprese non mancano. Anna, eccoti servita.

di Dotturbo

D’accordo, cara Anna, scriverò anche in futuro sull’argomento energetico e, tanto per iniziare, qui di seguito.

E’ stata una "due giorni" di full immersion interessante quella al convegno di Baveno sull’Energia per l’innovazione promossa da Michele Vietti. Moltissime le personalità politiche presenti, da Bersani, a Casini, a Pecoraio Scanio e svariati i temi sviluppati dai tecnici, molto più interessanti dei discorsi generalisti tenuti dai politici: dalla "foglia sintetica", che gli scienziati stanno studiando sì da moltiplicare la fotosintesi clorofilliana per contrastare "sul campo" (cioè nella biosfera) l’inquinamento prodotto dai combustibili tradizionali, al nuovo combustibile del futuro… il carbone! Già proprio il vecchio carbone, che però non verrà più combusto nella sua forma solida ma, prima, liquefatto e, poi gassificato, scongiurando la cospicua emissione di CO2 che gli è propria. Si pensi che di carbone ce n’è nel mondo 150 volte in più rispetto al petrolio, e parecchio anche in Italia. Dal 2020-2030 il carbone prenderà il posto di gas e petrolio (le energie "pulite" potranno al più arrivare al massimo a qualche modesto "single digit " percentuale) ma, già sin d’ora, è in atto una corsa forsennata all’accaparramento. Specie i cinesi stanno stipulando da anni a pronti (tanto, già ora, usano il carbone come combustibile senza troppa attenzione all’ambiente) ed a termine ingenti contratti di acquisto, comprensivi spesso dello sfruttamento per i prossimi decenni di intere regioni carbonifere, specialmente africane.

Ampia attenzione s’è anche posta sull’energia nucleare di terza generazione (quasi completamente sicura, si dice, come dimostrerebbe, tra l’altro, la "tenuta" delle centrali giapponesi nel corso dei fortissimi eventi sismici di qualche anno fa), cui giocoforza dovremo "correre dietro" anche noi italiani.

 
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