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la scuola in piemonte: lettera di mariano ai consiglieri.

Nei giorni scorsi è iniziato un impegnativo processo di dialogo relativo alla situazione della scuola in Piemonte e sulla revisione della normativa regionale di riferimento. In questo ambito si inserisce la lettera che Mariano ha spedito a tutti i consiglieri regionali, qui di seguito riportata in versione integrale.

di Mariano Turigliatto

Torino, 6 luglio 2007

"Ho sentito che non volete imparare niente..."/Deduco: siete milionari. Il vostro futuro è assicurato -/esso è/Davanti a voi in piena luce. I vostri genitori/Hanno fatto sì che i vostri piedi/Non urtino nessuna pietra. Allora non devi/Imparare niente. Così come sei/Puoi rimanere./E se, nonostante ciò, ci sono delle difficoltà, dato che i tempi,/Come ho sentito, sono insicuri/Hai i tuoi capi che ti dicono esattamente/Ciò che devi fare affinché stiate bene./Essi hanno letto i libri di quelli/Che sanno le verità/Che hanno validità in tutti i tempi/E le ricette che aiutano sempre./Dato che ci sono così tanti che pensano per te/Non devi muovere un dito./Però, se non fosse così/Allora dovresti studiare.

(B. Brecht - Ho sentito che non volete imparare)

Cari colleghi consiglieri,

la legge regionale sul diritto allo studio, frutto di una gestazione interminabile e di imbarazzi ancora oggi evidenti, rischia di fermarsi di nuovo, questa volta su una questione in sé dirimente, ma del tutto inutilmente ideologica: gli studenti che vanno bene a scuola possono essere "premiati" e basta, o debbono anche essere "poveri" per ottenere un riscontro dalla Regione Piemonte?

L’art. 9 della legge infatti prevede premi e riconoscimenti (dal viaggio di studio al corso di lingua straniera, alla borsa di studio per l’università…) per gli studenti degli ultimi due anni della scuola superiore che riportino risultati scolastici d’eccellenza.

La spesa totale è irrilevante rispetto allo stanziamento previsto per gli altri interventi previsti dalla legge - oltre 110 milioni di euro -, probabilmente neppure l’1 per cento dei fondi complessivi stanziati. Dunque, il problema non è economico, perché non si toglie nulla a nessuno. Il problema è politico: se sia giusto valorizzare quelli che studiano e si danno da fare, portando a casa risultati all’altezza, indipendentemente dalla condizione reddituale.

Il valore della nostra scuola - oramai sempre più sciatta, proprio come la nostra società - è dato dagli insegnanti che ancora ci credono, ci provano e si spendono; da studenti che, spesso fra lazzi e persecuzioni, cercano di fare il loro dovere senza doversi troppo vergognare; da famiglie che, invece di minacciare insegnanti e presidi, cercano di accompagnare la scuola costruendo strategie educative che qualche volta riescono perfino a produrre risultati.

 
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