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Il Piemonte in Sudamerica. Seconda tappa: Montevideo, Uruguay..

di Mariano Turigliatto

La domenica, prima di partire alla volta di San Paolo, andiamo in visita a Ouro Preto, una cittadina mineraria diventata una delle principali attrazioni turistiche del Brasile. In effetti è dura arrivarci e mai si penserebbe che ci sia così tanta gente in visita, ma è proprio così. Rapido giro per la cittadina con visita ai principali monumenti, una puntatina al mercatino dei souvenirs in pietra (belli, ma ci procureranno molti dispiaceri quando, stipati dentro le nostre valigie, passeranno sotto i raggi x negli aeroporti, allarmando le guardie e i vigilantes). Pranzo in una posada tipica e poi via, verso l’aeroporto di Belo Horizonte. Stavolta l’aereo parte in orario e arriviamo a San Paolo in serata. A nanna presto perché la sveglia è alle sei, bisogna andare a prendere l’aereo per Montevideo.

Lunedì mattina: siamo in Uruguay. Il tempo di posare i bagagli e poi via per il primo incontro della giornata, quello con il Ministro degli Esteri, Reinaldo Gargano. Si tratta di un simpatico vecchietto, esponente di punta del Partito Socialista che, insieme con tutta la sinistra, ha appena vinto le elezioni dopo oltre cinquant’anni. Ci accoglie dimostrando di ben conoscere il Piemonte e le sue iniziative in Uruguay. Ci chiede di fare di più per aiutare il suo paese a uscire dalla crisi terribile del 2002. L’Uruguay era la Svizzera del Sud America e ha vissuto per questo in modo ancora più drammatico la crisi di Brasile e Argentina. Non c’è bisogno di andare troppo lontano: basta osservare il tenore di vita della gente comune e i bambini che dormono negli angoli delle strade in notti dove la temperatura arriva abbastanza vicina allo zero. In questo paese malinconico dalla bellissima capitale si colgono i segni di una ripresa e di un miglioramento complessivo del tenore di vita della popolazione dello stato (circa 3.500.000 persone).

I discorsi continuano durante l’incontro successivo con il Ministro dell’Agricoltura, Allevamento e Pesca Josè Alberto Mujica. Indubbiamente un personaggio indimenticabile: si tratta di un montonero che ha trascorso dieci anni in carcere a causa delle sue posizioni politiche. Nel suo ufficio troneggia una gigantografia mentre stringe la mano al presidente Venezuelano Chavez e, subito sotto, una fotografia adeguatamente grande del suo cane. Dopo di lui incontriamo il Ministro del Territorio e dell’Ambiente, Mariano Arata e poi ancora con la viceministra dello Sviluppo Sociale.

Prima di sera la Presidente Bresso e noi due consiglieri regionali incontriamo il presidente della Repubblica S.E. Tabarè Vasquez presso la sua presidenza. E’ il volto moderato della coalizione di centro-sinistra alla guida del paese e una persona certamente carismatica. Anche lui ci chiede trasferimento di conoscenza, cooperazione di qualità e interesse.

Alle sette di sera un incontro con i giornalisti locali chiude la giornata pubblica, poi si parte alla volta dell’ambasciata per partecipare a un ricevimento organizzato dall’ambasciatore con i rappresentanti delle istituzioni italiane in Uruguay.

Martedì si parte in bus alla volta di Canelones, una città dell’interno sede di importanti progetti di cooperazione fra il Piemonte e l’Uruguay. Rapida visita al sindaco della città (500.000 abitanti circa) e poi in delegazione al vivaio "Santa Rosa" dove ammiriamo le piantagioni di piccoli frutti (mirtilli, lamponi e more) su innesti provenienti dal Piemonte. Si tratta di un bel complesso: accanto alla coltura trova spazio anche un moderno laboratorio di clonazione delle piante per una migliore diffusione di quest'ultime. Pochi giorni fa Bush, in visita, ha annunciato l’abolizione dei dazi proprio sull’importazione degli USA di questi prodotti.

Siamo ormai alla tarda mattinata, perciò partiamo di corsa alla volta di Colonia Valdense. Prima ci fermiamo alla Colonia Nuova Helvetia. Lo dice la parola: si tratta di colonie fondate rispettivamente da Valdesi - fuggiti dalle nostre valli 150 anni fa, non tanto per le persecuzioni, allora ormai concluse, ma per la miseria che secoli di esclusione avevano prodotto-, e da Svizzeri rifugiatisi lì per ragioni politiche. Nuova Helvetia non la visitiamo - ci limitiamo a un breve aperitivo, in un complesso turistico del posto, offerto dal sindaco - la Colonia Valdense nemmeno. Ci fermiamo presso il centro sociale della Colonia dove incontriamo gli esponenti della comunità, parlando piemontese e ritrovando nella facce e nei cognomi delle persone che sono lì un pezzo importante della nostra regione.

Allietati dal canto del coro valdese (età media altissima) consumiamo un pasto a base di agnolotti. Nel mentre ci viene presentato l’esito del progetto SOFOVAL, finanziato dalla Regione Piemonte. Si tratta della costruzione di un caseificio che lavora il latte prodotto dalla cooperativa degli allevatori del luogo. La collaborazione col Piemonte serve a specializzare la produzione di formaggi, caratterizzandoli e producendone alcune varietà simil/piemontesi da commercializzare sul mercato americano.

Di nuovo sul bus, siamo in spaventoso ritardo. Arriviamo due ore dopo alla Cantina "Fallabrino" di Colon, nei sobborghi di Montevideo. E’un bell’esempio di successo di una famiglia italiana, giunta ormai alla terza generazione. Vendono vino in tutto il sudamerica e figurano fra i produttori di pregio.

Pochi minuti, giusto il tempo di consegnare un premio ai titolari, poi di corsa dal sindaco di Montevideo, Ricardo Ehrlich, per un incontro velocissimo prima di inaugurare la mostra dello scultore piemontese Corsero. La serata si conclude con il pranzo al Ministero degli Esteri: è presente quasi tutto il governo. Domattina si parte presto per l’Argentina.

Che paese malinconico che è l’Uruguay: ha un’aria di decadenza impressionante di chi è stato ricco e ora si trova in miseria. E’ un paese dove ci sono massoni, piduisti (uno illustre ce lo avevo vicino in banca), fascisti e anarchici, banditi e gente seria che fatica a sbarcare il lunario. Un mondo perso nella landa, dove non incontri niente e nessuno per centinaia di chilometri, dove vedi i tetti delle case da molto lontano perché non c’è un rilievo naturale neanche a cercarlo con il lanternino. Agli angoli delle strade e negli anfratti dei palazzi dormono i bambini. Forse sono gli stessi che di giorno frugano nella spazzatura alla ricerca di pezzi pregiati da rivendere ai riciclatori. Un paese che ti cattura, perché hai l’impressione che non ne saprai mai abbastanza.

 
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